Intervista al Professor Federico Visconti, Rettore dell’Università Carlo Cattaneo – LIUC
“L’aspetto più interessante del settore birrario italiano è la sua capacità di crescere, il suo dinamismo. Sono le sue idee moderne e competitive che – come documenta la ricerca ‘Le (insospettabili) professioni della birra’ dell’Osservatorio Birra – hanno un rilevante impatto economico, sociale e occupazionale sul Paese. Saper svilupparsi e creare opportunità di lavoro sono due aspetti per nulla scontati in un’Italia in cui, per usare l’espressione di Gian Antonio Stella, ‘il partito del rinvio’ prevale troppo spesso sul ‘partito dell’urgenza’”.
Il Professor Federico Visconti, Rettore dell’Università Carlo Cattaneo – LIUC di Castellanza (Varese), racconta così le sue idee di studioso di economia aziendale e di accademico in relazione all’incontro con un mondo – quello della birra – che sta imparando a conoscere e apprezzare. Un incontro che la collaborazione scientifica tra LIUC Business School e HEINEKEN Italia, nell’ambito di Università della Birra, non potrà non favorire ulteriormente.
Quanto è importante che, ormai da anni, il settore birrario crei lavoro in Italia?
Il lavoro è una dimensione da riscoprire in questo Paese. Per creare occupazione vera e duratura occorre inventare un prodotto, creare un brand, aprire nuovi canali in un mercato dalle dinamiche competitive. Il settore della birra sta dimostrando tutto questo.
A cosa attribuisce la crescita della birra in Italia?
Alla base ci sono anche fattori di tipo demografico o di mutamento di certe abitudini di consumo. È però indubbio che dalla birra viene un bel messaggio: con la forza delle idee e della capacità di innovazione è possibile creare lavoro, attrattivo anche per i giovani, offrendo nuovi profili e carriere professionali in un settore ritenuto per molti aspetti, e sempre meno a ragione, tradizionale.
Quanto conta la formazione professionale per lo sviluppo del settore birrario?
Ogni settore ha fabbisogni di competenze specifiche, e l’ultima ricerca realizzata dall’Osservatorio Birra di Fondazione Birra Moretti ha anche identificato una quindicina di professioni, anche “insospettabili”, coerenti con il presente e – soprattutto – il futuro del mondo birrario. Ciò detto, nel parlare di formazione è fondamentale operare una distinzione tra formazione in ingresso e formazione durante il lavoro.
A chi spetta la formazione prima di entrare nel mondo del lavoro?
Al sistema scolastico e alle università. Le università, in particolare, stanno compiendo sforzi importanti per rispondere alle richieste formative delle aziende, anche se queste si muovono con velocità sempre maggiore. Oggi le aziende hanno bisogno di persone che abbiano sì competenze tecniche (si vedano, nella birra, figure quali ingegnere per i processi produttivi, e-commerce e digital specialist, ecc.); ma occorrono anche persone dotate di abilità relazionali, capaci di comunicare con gli altri, anche di avere profondità di pensiero. Oggi l’università ha la responsabilità di trasmettere tanto competenze quanto abilità.
A chi spetta il compito della formazione durante il lavoro?
Questo è un tema da Business School o da istituto di formazione. Entrano in campo bisogni diversi, che non sono assolvibili, come quindici anni fa, da un semplice corso di 10 giornate sulla gestione aziendale. Occorrono formule moderne, innovative, come quelle adottate nel progetto di collaborazione tra LIUC Business School e HEINEKEN Italia.
Quali sono gli aspetti innovativi di questa collaborazione?
La struttura delle classi, l’interazione fra accademici e non accademici, l’importante ruolo svolto dai casi aziendali, in generale i modelli di apprendimento, ai quali si unisce un rilevante numero di ore e giornate di formazione.
Formare al meglio le risorse umane non dovrebbe essere la norma per un’azienda che voglia stare con successo sul mercato?
In Italia lo è molto meno di quanto si creda. Da noi, quando si parla di investire, si pensa subito a un macchinario da comprare più che a persone da formare. La nostra collaborazione con HEINEKEN Italia è un bel segnale anche per questo.