La birra genera molto più valore di quello che appare guardando solo la produzione. La filiera della birra infatti genera valore aggiunto in agricoltura, nella logistica, nella distribuzione e soprattutto nella vendita, moltiplicando la ricchezza creata in Italia. Questo è il valore condiviso*.
Ebbene, negli ultimi due anni, dal 2015 al 2017, il contributo della filiera della birra italiana alla crescita della ricchezza e al benessere del nostro Paese – il valore condiviso – è cresciuto di 1 miliardo di euro (+12,9%), passando da 7.834 miliardi a 8.863 miliardi di euro, lo 0,51% del PIL italiano. Allargando lo sguardo e facendo un raffronto con il settore delle bevande in generale, il valore condiviso della birra è equivalente a circa la metà (47%) del valore della produzione di bevande nazionale (che ammonta 18,9 miliardi), è pressoché pari alla produzione vinicola (stimata in 9,5 miliardi nel 2017) e rappresenta il 186% del valore produttivo di soft drink e acque minerali (stimato in 4,8 miliardi).
In uno scenario senz’altro positivo a livello nazionale, è da sottolineare la grande performance della Lombardia, che oggi rappresenta il 25,5% del totale del valore condiviso italiano del settore con 2.269 milioni di euro, dimostrandosi il vero e proprio motore della produzione di birra in Italia, come evidenzia la quarta ricerca di Osservatorio Birra promosso da Fondazione Birra Moretti e realizzato da Atlhesys.
Ma i dati positivi non si fermano qui, perché dal 2015 al 2017 l’intera filiera della birra in Italia è stata in grado di offrire ben 6.000 posti di lavoro in più (+5%), assicurando lo scorso anno lavoro a 92.066 dipendenti ai quali ha distribuito salari lordi per quasi 2,5 miliardi di euro.
La contribuzione fiscale della filiera della birra nel nostro Paese è aumentata ad un ritmo ancora più marcato: +17,7%, passando da 3,6 a 4,2 miliardi di euro: quasi l’1% (0,92%) delle entrate fiscali complessive del nostro Paese.
La birra, dunque, non porta ricchezza solo ai produttori, ma di questa crescita hanno beneficiato soprattutto le fasi a valle e a monte della filiera. Il valore condiviso relativo alle forniture di materie prime è salito infatti dai 273,3 milioni del 2015, ai 391,3 milioni di euro (+45%). Numeri importanti anche per la fase di distribuzione e vendita, che passa da 6.041 a 6.856 milioni di euro (+13,5%).
In questo contesto va sottolineata la performance della vendita di birra nei bar e ristoranti, che cresce da 4.859 a 5.661 milioni di euro. Il mondo che ruota attorno ai consumi fuori casa di birra continua a cresce ed è arrivato a rappresentare il 64% (2 anni fa era il 58,5%) del totale del valore condiviso della filiera birra.
* Valore Condiviso / Shared Value Theory: Creating Shared Value (CSV) è un concetto di business introdotto per la prima volta nell’articolo di Harvard Business Review Strategy & Society: Il legame tra vantaggio competitivo e responsabilità sociale d’impresa
La stima del valore condiviso generato dall’industria della birra è stata condotta secondo una specifica metodologia sviluppata e utilizzata da Althesys nello studio “La creazione di valore condiviso del settore della birra in Italia”, realizzato nel 2018 per conto dell’Osservatorio Birra e promosso dalla Fondazione Birra Moretti. La metodologia considera le diverse fasi della filiera produzione-consumo nella quale le attività aziendali si inseriscono: dall’approvvigionamento di materie prime, beni e servizi, alla logistica, fino alla distribuzione e vendita.
La creazione di ricchezza è valutata per ogni fase della value chain, considerando effetti diretti, indiretti e indotti delle attività dell’industria birraria italiana.