
Lo splendido viaggio nella cultura alimentare del nostro Paese prosegue il suo percorso. Dopo un giro tra i sapori e i piatti tipici delle nostre montagne, è giunto il momento di tornare in città.
Non in un luogo qualsiasi, bensì in una delle città Italiane che meglio rappresenta quella somma di valori che sono la convivialità, la tradizione e la simpatia: andiamo a Bologna.
I portici della città che rendono intima ogni passeggiata, i tetti rossi dei palazzi antichi, quella meraviglia della Basilica di San Petronio, insieme alle mille simbologie di Piazza Maggiore con le sue celebri torri. Ognuno di noi ha un pezzetto della città negli occhi e forse nel cuore. Ermanno Olmi, Pier Paolo Pasolini, Mauro Bolognini, Pupi Avati vi hanno ambientato i loro film, narrando gli angoli più affascinati e la voce di Lucio Dalla ancora risuona nelle vie e nelle piazze, spesso protagoniste delle iconiche parole delle sue canzoni.
E allora via con gusti e sapori di una cucina di grande fascino, che soddisfa con gioia il palato, e che abbiniamo, come soliti fare, a birre che sanno arricchire con sentori profumi la cucina bolognese. “Quando sentite parlare della cucina bolognese fate una riverenza, ché se la merita”. Così nell’800, Pellegrino Artusi descriveva questa cucina.
Un perfetto inizio di questo menu bolognese è la Mortadella. La regina degli insaccati ha origine antichissime. Visitando il Museo archeologico di Bologna si può ammirare una stele romana che raffigura sette maialetti e un mortaio con pestello. Sempre di un “avo” della Mortadella parla anche Plinio il Vecchio che descrive un insaccato dal nome “Farcimen Myrtatum” per via della presenza del mirto nell’impasto. In ogni caso la Mortadella Bologna IGP è un capitolo obbligatorio per leggere con gusto la tipicità. Due scelte per abbinare un’ottima birra. La prima è la Schmucker Pils. Pregiata birra tedesca della regione dell’Assia: ha sentori erbacei e ben equilibrati e una nota elegante per l’utilizzo esclusivamente di malto tipo Pilsner. La sua nota amara ben si sposa ad un cubetto di mortadella Bologna Igp o ad una profumata fetta della stessa, degustata in purezza.
Se decidiamo invece di degustare la Mortadella appoggiata sulla “Crescentina” (gnocco di pasta fritta) oppure come “Bocconcini di mortadella fritta, cavolo viola e stracciatella” o all’interno di uno strudel salato, allora la birra giusta avrà più materia, più carattere, più ampiezza. Una birra artigianale di originale fattura, la Hibu Bockenbauer, interpretazione tutta italiana dello stile germanico. Dal colore ambrato concede al sorso la parte di luppolo e quella di malto in ottimo bilanciamento e unisce una piena e vellutata nota dolce che convive con quella amara.
Proseguiamo con due classici primi piatti.
In onore di Artusi, ecco il gran gusto dei “Maccheroni alla Bolognese” la cui ricetta compare nell’ottocentesco volume con il numero 87. Una pasta al ragù che rispecchia la vera tradizione per la quale si usano i cosiddetti “Denti di Cavallo” un formato di pasta perfetta per adagiarsi nel condimento e portarlo con sé nel boccone. Un piatto ricco, concreto che ben si abbina ad una birra che porti la sua parte di freschezza e di sentori pieni, una birra di piacevole originalità. Abbiamo pensato alla Lichtenhainer una delle referenze di “Manifatture Birre Bologna”. Si tratta di una American Pale Ale, tipologia simbolo negli Stati Uniti e ben inserita nella tradizione italiana di questo attivo birrificio della città. Note agrumate e floreali con una bella spinta amaricante e una golosa bevibilità.
Passiamo al secondo capitolo dei primi piatti. Protagonisti “Lasagna tradizionale sette strati in sfoglia verde al ragù” del ristorante Al Cambio e “Birra Moretti Grand Cru” una birra gastronomica, sciccosa, nobile e contemporanea al tempo stesso. I sette strati sono una piramide di bontà, una sontuosa esperienza gastronomica che delizia occhi e palato. Il sorso di BM Grand Cru è perfetto per accompagnare con la sua struttura ricercata e la sua unicità della rifermentazione in bottiglia. Al naso note complesse e aromatiche ben integrate con frutta secca, miele ed erbe. Al sorso è muscolare, con richiami amari e di scorza di agrume. Persistente, offre un sorso che soddisfa la compagnia dell’iconica lasagna di Piero Pompili.
Il secondo piatto immancabile è la “Cotoletta alla Bolognese” rigorosamente di carne di vitello. È un simbolo della cucina della rossa città, chiamata così per il colore dei mattoni utilizzati fin dal medioevo, ed è un esame complesso per chi si trova ai fornelli. Detta anche “Petroniana” dal nome del patrono di Bologna, San Petronio, la sua integrità è difesa dall’apposita associazione “Amici della Petroniana”. Per la ricetta, si batte una fetta di fesa di vitello per impararla e friggerla nel burro, arricchita con prosciutto crudo e parmigiano reggiano, sciolto in finale di cottura nel brodo. La sua presenza viene riscontrata sin dal 1600 nei menu dei banchetti. La ricetta è depositata dall’Accademia della Cucina Italiana presso la Camera di Commercio di Bologna. Insomma, la cotoletta alla bolognese è cosa molto seria e merita un analogo abbinamento birrario. La New Castle Brown Ale è un’ottima scelta. Molto diffusa in Gran Bretagna anche per il legame con la squadra di calcio della Premier League, è una birra scura dal carattere deciso e dal gusto aromatico e fruttato. Anche una birra di abbazia come quella prodotta alle porte di Milano, all’interno del Parco agricolo Sud, dalla Comunità monastica benedettina che si è insediata nel 1971 in località “La Cascinazza”. La loro “Amber” si caratterizza per ricerca attenta delle materie prime selezionate. Interessante e pieno il profilo aromatico con note olfattive di miele e spezie. Il sorso è fresco e bilanciato.
Per l’ultima tappa gourmet del nostro percorso bolognese, saliamo sui “Colli Bolognesi” zona tipica e molto cara ai cittadini della capitale dell’Emilia Romagna.
Qui troviamo lo “Lo zuccherino montanaro” dolce antico che veniva preparato in occasione e della Cresima e del Matrimonio. Sono biscotti friabili, simili alle frolle, e coperti di glassa di zucchero. Oltre che buonissimi sono anche di buon augurio. Li accompagniamo con una Affligem Bruge, ambrata di Abbazia, dall’aroma composito e molto piacevole e dal sorso di gran carattere per una delle birre la cui produzione è tra le più antiche del mondo che risale, infatti, al 1074.