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Dalla filiera birraria 9,2 miliardi di ricchezza all’Italia

By Osservatorio

Più reddito, più posti di lavoro, più ricchezza per la filiera italiana della birra e per tutta l’economia nazionale. Questo, in sintesi, il quadro molto positivo che emerge dalla terza edizione della ricerca Osservatorio Birra-Althesys La creazione di valore condiviso del settore della birra in Italia. Vediamo nel dettaglio i dati principali.

IN TRE ANNI UN MILIARDO IN PIÙ DI VALORE CONDIVISO

Dal 2015 al 2018 il contributo della filiera della birra in Italia alla crescita della ricchezza e al benessere del nostro Paese – il cosiddetto valore condiviso – è aumentato di oltre 1 miliardo di euro (+17%) passando da 7.834 milioni a 9.169 milioni di euro.

Se, per assurdo, in Italia scomparisse per un anno tutto ciò che contribuisce alla produzione, distribuzione e consumo della birra, si creerebbe un “vuoto” di ricchezza generata – per gli agricoltori che coltivano l’orzo, per chi produce il pack e le bottiglie, per chi lavora negli impianti produttivi, per chi la trasporta, immagazzina e vende, dai bar ai ristoranti, ai supermercati – pari allo 0,52% del PIL nazionale.

Nel valore condiviso rientrano anche le tasse che, a vario titolo, il settore versa allo Stato. Ebbene, il contributo della filiera italiana della birra alle entrate del fisco è salito in 3 anni da 3,6 miliardi a 4,3 miliardi di euro (+19,4%), pari a quasi l’1% (0,93%, per la precisione) delle entrate fiscali complessive. Le accise, in particolare, sono passate da 609 milioni a 711 milioni di euro (+16,7%).

UNA RICCHEZZA PER TUTTA LA FILIERA

La birra non porta ricchezza solo a chi la produce. Anzi, della sua crescita beneficiano soprattutto le fasi a valle e a monte della filiera. A seguire, in ordine decrescente, il valore condiviso generato da ogni fase:

  • 051,1 mln € Distribuzione e vendita
  • 632,0 mln € Produzione di birra
  • 423,6 mln € Fornitura di materie prime
  • 62,6   mln € Logistica

Come si vede, la Distribuzione e vendita di birra fa la parte del leone: rappresenta oltre i tre quarti (76,9%) del valore condiviso dell’intera filiera e più del quadruplo di quello derivante dalla Produzione. In tale contesto sia l’Ho.Re.Ca. sia l’Off-Trade registrano crescite significative rispetto a tre anni prima: il primo totalizza 5.704,1 milioni di euro (+17,4%), il secondo 1.347 milioni (+13,1%).

Questi numeri confermano come nel nostro Paese la convivialità e la socialità siano fattori alla base del piacere di consumare birra: “Prendiamo una birra insieme” si è ormai affiancato al tradizionale “ne parliamo davanti a un caffè”, quale parte dello stile di vita italiano.

Tra le altre fasi della filiera, da segnalare il notevole balzo in avanti compiuto dalla Fornitura di materie prime: +56% rispetto ai 273,3 milioni del 2015.

UNA GRANDE AZIENDA CHE DÀ SEMPRE PIÙ REDDITO E OCCUPAZIONE

Infine, dalla ricerca di Osservatorio Birra la filiera della birra in Italia emerge come una grande azienda che distribuisce salari lordi per oltre 2,5 miliardi di euro (2.525 milioni, per l’esattezza) e dà una fonte di reddito a quasi 100 mila famiglie.

I dipendenti sono 92.190, distribuiti proporzionalmente lungo la filiera, e in significativo aumento (fatto ancora più importante in tempi di gravi crisi occupazionali): ben 4.500 posti di lavoro in più in tre anni. Nel 2018, per ogni addetto alla produzione della birra, il settore ha generato 29,3 occupati a livello di filiera.

Non c’è bisogno di commenti: mai come stavolta i numeri parlano da soli.

Chi produce e consuma più birra nella UE

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Leggi l’articolo originale su Euronews

In occasione della Giornata Internazionale della Birra (2 agosto 2019), la Germania si è confermata il primo Paese produttore di birra nell’Unione Europea con 8,3 miliardi di litri, pari al 21% della produzione UE (dati 2018). Il secondo Paese è il Regno Unito (12% del totale), seguito da Polonia (10%), Spagna (9%) e, a pari merito, Olanda e Belgio (6%).

Rispetto al 2017 l’Italia è il Paese UE con il maggior aumento produttivo, seguita da Ungheria (+11%) e Repubblica Ceca (+6%). Al contrario, nel Regno Unito la produzione è scesa del -20%, in Austria e Slovacchia del -10% e in Olanda del -9%.

Complessivamente, nel 2018 sono stati prodotti in Europa oltre 39 miliardi di litri di birra, pari a circa 76 litri per abitante.

I PRINCIPALI PAESI ESPORTATORI

L’Olanda è stata nel 2018 il primo Paese UE per esportazioni di birra, con 1,9 miliardi di litri, precedendo Belgio e Germania (entrambi a 1,6 miliardi di litri), Francia (0,6 miliardi) e UK (0,5).

Tra i Paesi non UE, gli USA sono stati la prima destinazione della birra europea, con il 29% del totale.

I PRINCIPALI PAESI CONSUMATORI

La Germania, pur essendo il primo produttore, non è il primo consumatore di birra pro capite: secondo le statistiche dell’associazione europea Brewers of Europe, al primo posto figura la Repubblica Ceca, con 138 litri a testa (dati 2017). Seguono l’Austria, con 105 litri, e la Germania, con 101 litri.

 

Fonte: Brewers of Europe

GIUSEPPE VACCARINI: “LA BIRRA STA ENTRANDO NELLE NOSTRE ABITUDINI A TAVOLA”

By Osservatorio

Vincitore del Concorso Miglior Sommelier del Mondo 1978 A.S.I. (Association de la Sommellerie Internationale), da più di trent’anni Giuseppe Vaccarini insegna come apprezzare e degustare il vino e altre bevande, tra cui la birra, a professionisti ed appassionati in diversi Paesi del mondo.

Giuseppe Vaccarini è stato Presidente dell’A.S.I. dal 1996 al 2004. Nel giugno 2007 ha fondato l’ASPI, Associazione della Sommellerie Professionale Italiana, unica associazione del nostro Paese membro di A.S.I. per l’Italia. E nel 2015 ha pubblicato Il Manuale della Birra. Storia, produzione, servizio, degustazione e abbinamento, divenuto subito il testo di riferimento per gli amanti, sempre più numerosi, della birra in Italia. Il libro è alla quarta ristampa e, racconta il Presidente ASPI, “continuano ad arrivarmi richieste di presentarlo in tutta Italia”.

Perché ha deciso di scrivere un Manuale della birra? E qual era allora la cultura della birra in Italia? 

Avevo scritto altri libri dedicati all’abbinamento tra i cibi e altre bevande, e Gualtiero Marchesi, del quale ho diretto il ristorante per sei anni, diceva che una bevanda diventa importante dal momento in cui viene servita a tavola in un ristorante. Pensavo che la birra fosse a tutti gli effetti una bevanda importante, e da allora iniziai a proporla ai clienti del ristorante. Storicamente la cultura della birra in Italia è stata alquanto scarsa, ma nel 2015 cominciavano a vedersi i segnali di una positiva inversione di tendenza. Il successo del Manuale è una piccola testimonianza di come la birra stia sempre più entrando nella cultura degli italiani a tavola.

Perché sta accadendo? E di chi è, secondo la sua esperienza, il merito maggiore?

In generale, la gente vuol sapere molto di più su tutto ciò che riguarda la gastronomia e le bevande. In questo interesse si inserisce perfettamente quello per la birra, per il modo in cui servirla, degustarla e abbinarla ai cibi. L’attenzione, la curiosità, la passione per la birra stanno progredendo in maniera costante, e in questo processo tutti gli attori della filiera birraria -agricoltori, produttori, baristi, ristoratori, e anche i sommelier – devono fare la propria parte, perché in Italia la birra è consumata e servita a diversi livelli e in varie situazioni. La birra è un po’ dappertutto, e tutti contribuiscono al suo successo.

Quale dev’essere, in particolare, il ruolo del sommelier?

Nel proporre al cliente che cosa bere a pasto, il sommelier deve porgere una lista che comprenda tutte le bevande, inclusa la birra. Oggi i sommelier italiani sono consapevoli del fatto che la birra possa essere consumata sia per una buona degustazione sia in abbinamento con i cibi. Occorre lavorare perché questa consapevolezza si traduca sempre in una proposta efficace al cliente, ma è necessario sensibilizzare anche i ristoratori: rispetto al passato hanno compiuto notevoli passi in avanti nella cucina, ma sono ancora indietro per quanto concerne il servizio, la sala e le bevande.

Heineken Italia ha dato vita nel 2015 a Fondazione Birra Moretti che, fra le sue attività, assegna un Premio al miglior sommelier legato alla valorizzazione della Birra a Tavola. Come giudica questa iniziativa?

Sono convinto che una grande azienda produttrice di birra abbia gli strumenti migliori per comunicare la birra in modo corretto e capillare. Giudico perciò l’iniziativa di Fondazione Birra Moretti molto positivamente e il suo “Premio per la valorizzazione della Birra a Tavola” che viene conferito durante i concorso per il miglior sommelier d’Italia sia il modo giusto per valorizzare questa bevanda e per stimolare i giovani sommelier a diffondere la cultura della birra.

INTERVISTA A MARCO REITANO, PRESIDENTE DI NOI DI SALA

By Osservatorio

Intervista a Marco Reitano, Presidente di Noi di Sala e Sommelier de La Pergola di Roma

Niente oggi è più attuale della birra a tavola. L’opportunità della birra è sempre crescente, grazie alle sue numerose tipologie ma, anche, alla sua leggerezza. Tutta la gastronomia sta andando verso la leggerezza, in cerca di un nuovo equilibrio. La birra si inserisce pienamente in questa tendenza e rappresenta un’opportunità nuova per noi sommelier della ristorazione”.

Così afferma Marco Reitano – presidente dell’Associazione Noi Di Sala, che raggruppa i professionisti italiani di sala e di cantina, e Chef Sommelier del ristorante La Pergola dell’Hotel Rome Cavalieri di Roma – nell’intervista presente nella home page del suo sito. La cosa interessante è che queste parole sono state pronunciate prima della pubblicazione dei risultati della ricerca L’estate della birra al ristorante, realizzata grazie alla collaborazione tra Fondazione Birra Moretti e Noi di Sala. Risultati che mostrano un forte e generalizzato aumento dei consumi di birra anche al ristorante.

In un anno tutte le abitudini di consumo degli italiani al ristorante legate alla birra hanno registrato un incremento. Come commenta questi dati?
La direzione è chiara: a tavola la birra sta diventando sempre più protagonista. È un fenomeno che riguarda tutti gli ambiti della ristorazione, compresa quella legata alle strutture alberghiere. Quando nel 1994 cominciai a lavorare a La Pergola, questo ristorante era famoso soprattutto per la ricca e pregiata cantina di vini, probabilmente la migliore in Italia. Nel tempo abbiamo ampliato la nostra offerta di birra, sempre caratterizzandola per qualità, completezza ed eccellenza nel servizio. Se un cliente ci chiede una birra, vogliamo dargli un’esperienza esclusiva.

Nel suo ristorante la clientela è sia italiana sia straniera. Come cambia l’approccio alla birra in questi due target?
Le differenze sono evidenti: il cliente straniero predilige la birra prima del pasto, come aperitivo, e alla fine; gli italiani perlopiù accompagnano con la birra l’intero pasto. In termini di cultura della birra, negli ultimi anni gli italiani hanno recuperato molte posizioni rispetto agli stranieri, e ciò si riflette positivamente anche sulla richiesta: oggi i nostri connazionali consumano circa la metà di tutte le birre che vendiamo.

Come si misura l’aumento di cultura della birra?
Negli anni 70/80 il consumo di birra era legato al bar, o alle comitive. Oggi non ci si fa problemi a prendere una birra anche in contesti “alti”. E con la richiesta aumenta la curiosità. Sempre più spesso ci domandano “Avete anche le birre?”, come se volessero metterci alla prova. E quando rispondiamo che le abbiamo, si “rilassano” e si lasciano consigliare. Come sommelier siamo parte di un’evoluzione che, ripeto, si inserisce perfettamente in un’epoca in cui a tavola il trend è quello della leggerezza dell’offerta gastronomica.

Qual è l’approccio alla birra da parte dei professionisti italiani della ristorazione?
Tutti i miei colleghi amano la birra. Nella nostra Associazione la birra c’è sempre stata, e se non avessimo passione per questa bevanda, non riusciremmo a proporla con successo al cliente.

Il nostro consumo di birra prevalentemente a pasto vuol dire che questa si sposa al regime alimentare tipico italiano, la dieta mediterranea?
Assolutamente sì. La birra si abbina pienamente ai piatti mediterranei. Quello che noi mangiamo quotidianamente – il cosiddetto “pasto normale” – è perfetto con le birre. Un solo esempio. Assistiamo negli ultimi anni a un ritorno della cucina romana, che riscuote di nuovo grande successo. Ebbene, con i piatti della cucina romana la birra ci sta benissimo.

C’è una birra che preferisce in particolare?
Anche a me piace molto la freschezza, che ritengo fondamentale a tavola. Durante il pasto il palato deve essere esaltato e motivato, e la birra assolve perfettamente questa funzione.

COME CREARE LA CARTA DELLE BIRRE GIUSTE PER UN RISTORANTE

By Osservatorio

Leggi l’articolo originale su Imbibe

Il mercato della birra nel Regno Unito si evolve rapidamente, in modo vario e dinamico. Ma è anche incredibilmente sovraffollato, il che rappresenta un problema per i ristoratori che cercano di mettere a punto una lista di birre capaci di integrare al meglio la loro offerta gastronomica.

Quali sono le regole d’oro per realizzare una corretta carta delle birre in un ristorante? Risponde Stewart Cumming, proprietario del Curry Leaf Cafe di Brighton, eletto nel 2019 il miglior ristorante indipendente del Paese.

Una buona birra chiara è il punto di partenza
Esistono molte lager disponibili – premette Cumming – ma una birra chiara è qualcosa che molti ristoratori danno per scontato e a cui non prestano troppa attenzione. Invece dovrebbe essere per loro il punto partenza”, purché arrivi “in bottiglie di vetro e non in lattina”.

A pranzo, meglio le birre a bassa gradazione alcolica
Le birre con gradazione alcolica sotto il 5% – prosegue Cumming – funzionano meglio per pasti di non più di un’ora”. Il motivo è semplice: in un ambiente informale, come quello di una pausa pranzo, “le birre più alcoliche, che in genere vengono sorseggiate più lentamente, rischiano di tenere gli ospiti al tavolo per troppo tempo, a danno di altri potenziali clienti costretti a rimanere in fila”.

Ogni birra ha bisogno di una storia
Quando il tempo per mangiare è più lungo, ad esempio a cena, arriva il momento di offrire birre più ricercate, e costose. Ma, avverte il proprietario del Curry Leaf Cafe, ciò è possibile solo se chi le propone è capace di renderle “attraenti” agli occhi del cliente, imparando tutto ciò che serve ad incuriosirlo: “Occorre informarsi, studiare, per poter raccontare una o più storie curiose su ogni etichetta. Solo così riusciremo a venderla”.

Tenersi aggiornati sulle nuove tendenze
La birra è in continua evoluzione, e ciò che oggi viene ritenuto buono e trendy presto non lo sarà più. “Bisogna costantemente monitorare il mercato, altrimenti si finisce con l’accumulare in cantina scorte di birre fino ad oltre la loro data di scadenza”, ammonisce Cumming.

Infine, conclude, non va mai dimenticato che per quante nuove birre “strane e meravigliose” offra il mercato, il principale criterio di scelta da parte del ristoratore dev’essere il loro “lavorare bene con il cibo”. E quanto più ampia è la gamma degli abbinamenti possibili di una birra, tanto meglio è.

CRESCE IL VALORE DELLA BIRRA NELLA RISTORAZIONE ITALIANA

By Osservatorio

In Italia la birra a tavola fa sempre più parte della nostra cultura alimentare e delle nostre abitudini di consumo. In qualsiasi stagione e contesto, incluso quello della ristorazione.

Questo il messaggio che emerge dalla ricerca “L’estate della birra, al ristorante”, realizzata grazie alla collaborazione tra Fondazione Birra Moretti e Noi Di Sala, l’associazione che rappresenta i professionisti italiani di sala. Vediamo i risultati principali.

 

BIRRA REGINA DELLE TAVOLE ESTIVE. CON LAGER E PILS, MA NON SOLO

  • Il 65% dei camerieri e sommelier dei 100 ristoranti italiani coinvolti nella ricerca riscontrano in estate un consumo di birra superiore al resto dell’anno. E il 92% afferma che oggi al ristorante si beve molta più birra rispetto a 10 anni fa.
  • Lager e Pils si confermano le tipologie di birra preferite, ma anche d’estate il 30% dei clienti chiede birre speciali.

 

AUMENTANO I CONSUMI DI BIRRA NEI RISTORANTI ITALIANI

Nel 2018, sempre con Noi Di Sala, la Fondazione Birra Moretti aveva realizzato la ricerca Una birra per favore in cui veniva fra l’altro chiesto di indicare, oltre all’acqua, le due bevande più servite al ristorante negli ultimi sei mesi. Un anno dopo, le risposta alla stessa domanda sono ben diverse:

  • nel 2018, l’81% aveva indicato il vino e il 15,5% la birra;
  • nel 2019, il primo valore scende al 75% mentre la birra balza al 39%: più del doppio.

 

NELLA RISTORAZIONE LA BIRRA È UNA VOCE SEMPRE PIÙ IMPORTANTE DELL’ECONOMIA AZIENDALE

Un altro aspetto che emerge dalla ricerca è l’elevato valore che il settore della ristorazione attribuisce all’offerta di birra per la propria economia aziendale:

  • più di un terzo degli intervistati (37%) afferma che la birra rappresenta oggi la almeno il 50% del business;
  • quasi la metà (45%) pensa che lo diventerà entro i prossimi 5 anni.

È l’ulteriore conferma dei risultati della ricerca “Birra, valore condiviso”, realizzata nel 2018 da Althesys Ricerche per conto della Fondazione Birra Moretti: dal 2015 al 2017, il mondo che ruota intorno ai consumi di birra fuori casa è arrivato a rappresentare ben il 64% (dall’iniziale 58,5%) del totale del valore condiviso della birra, pari a 5.661 milioni di euro.

 

I PIÙ AMANTI DELLA BIRRA SONO I 35-45ENNI. TUTTI CHIEDONO INFORMAZIONI E SERVIZIO

  • I più numerosi tra coloro che ordinano birra hanno fra i 35 e i 45 anni (e oltre). Appartengono, cioè, alla fascia con il maggior potere d’acquisto, che sceglie la birra per ragioni esclusivamente di gusto.
  • 8 clienti su 10 chiedono una carta delle birre ed esigono che, qualunque sia la loro scelta, venga servita a regola d’arte.

 

7 RISTORANTI ITALIANI SU 10 IMPEGNATI A PROMUOVERE LA BIRRA

7 maître e sommelier su 10 affermano di essersi impegnati per far conoscere e apprezzare sempre di più la birra nel proprio locale. Le iniziative più frequenti indicate sono:

  • descrivere le caratteristiche di una birra ogni volta che viene offerta (39%);
  • ampliare l’offerta di birre (22%);
  • proporre la birra il più possibile, senza tabù o pregiudizi (15%). Così, il 36% la propone sempre o spesso insieme al vino durante lo stesso pasto.

Fondamentale, infine, è la qualità del servizio:

  • il 47% è attento a servire la birra con la giusta quantità di schiuma;
  • il 40% la propone nel bicchiere adatto;
  • il 36% verifica che sia portata al tavolo alla temperatura corretta.

Una birra con… Alberto Wengert

By Osservatorio

“Del Premio mi ha parlato per la prima volta lo Chef Luciano Villani: ‘Alberto, ti va di partecipare? Se vuoi ti do qualche suggerimento sulla proposta da presentare…’. Risposi: ‘Partecipo volentieri, e lo faccio per vincere. Ma voglio vincere con le mie forze, creando qualcosa che sia soltanto mio”.

In questo dialogo c’è tutto Alberto Wengert, Sous-Chef de La Locanda del Borgo di Telese Terme (BN), che alla fine, come sappiamo, è riuscito a vincere l’ottava edizione del Premio Birra Moretti Grand Cru, grazie alle sue Alici di Cetara affumicate, caviale di colatura, gelée alla Birra Moretti e meringa di pane croccante. Nato ad Avellino nel 1987, Alberto ha deciso fin da piccolo, per passione e per tradizioni di famiglia, di dedicare la sua vita alla cucina. “A casa – racconta – ho capito il valore degli ingredienti della mia Campania e ho imparato ad amarli, ad utilizzarli e, se necessario, a riutilizzarli per preparare piatti sempre diversi. Non a caso, la mia proposta parte da due prodotti locali di straordinaria qualità, come le alici di Cetara e la provola affumicata di Agerola che ne costituisce il ripieno”. Frugalità, bontà, naturalità, rispetto per una tradizione mediterranea interpretata in modo creativo, con un occhio attento, anche, al costo: sono questi i valori alla base della cucina di Alberto. La novità, ovviamente, è stata l’incontro con la birra. Particolarmente fortunato, a giudicare dai risultati, e foriero, assicura, di nuovi sviluppi.

 

Quando hai scoperto la birra come ingrediente per la tua cucina?
Quando ho deciso di partecipare al Premio. Per mettere a punto la mia proposta ho studiato ho fatto molte prove, anche con diversi stili di birra, e alla fine ho trovato nella Birra Moretti Ricetta Originale la birra giusta, perché, dopo la nota amara iniziale, in finale lascia al palato una sensazione di freschezza, di finezza e di bontà: tutte caratteristiche che fungono da perfetto complemento con i sapori degli altri ingredienti. Un giudizio, questo, espresso non solo dalla Giuria pluristellata del Premio, ma anche dai clienti del locale in cui lavoro.

Il tuo piatto è già entrato nella carta de La Locanda del Borgo?
Accadrà presto. Molti amici, conoscenti, curiosi, spinti anche dall’esito del Premio, sono venuti al ristorante e hanno chiesto il mio piatto. Il loro riscontro è stato immancabilmente molto positivo, pur se accompagnato in genere da una certa sorpresa.

Sorpresa per cosa?
Per aver scoperto quanto la birra si integri perfettamente con il mio piatto, sia come ingrediente sia in abbinamento. “Non credevo che stesse così bene vicino al pesce”, è stato il commento più frequente. Per molti di loro si è aperto un mondo: “Appena puoi fallo mettere in carta, anzi, perché non pensi a qualche altro piatto con la birra?”.

Ci stai pensando?
Ho intenzione di proporre a breve un dolce con la birra. Del resto, la varietà e la versatilità della birra è tale da rendere questa bevanda – che vanta una tradizione millenaria anche nel nostro territorio – adatta praticamente ad ogni piatto. Occorre dimostrare tutto questo nel concreto, ed è questo l’impegno che mi sono assunto per far conoscere le straordinarie virtù della birra a tavola.

Qual è il tuo rapporto con la birra da consumatore? Hai una preferenza particolare in fatto di stili?
La birra mi piace da sempre e, come potrete immaginare, la consumo prevalentemente a tavola. Le mie preferenze variano in funzione del piatto con il quale la abbino. Con una frittura di pesce, uno dei piatti che più amo, scelgo una chiara a bassa fermentazione, con un arrosto di carne preferisco una birra a più alta fermentazione.

Cos’è stata per te l’esperienza del Premio Birra Moretti Grand Cru?
Una enorme emozione e un ricordo che mi porterò dentro per tutta la vita: essere giudicato e apprezzato da una giuria pluristellata è stato un grande onore. Ma ciò che ora conta è il futuro: il Premio rappresenta per me, e per tanti colleghi che ho conosciuto in questa occasione, il punto di partenza per costruire un futuro professionale ancora migliore.

Per la tua esperienza, come si collocano i giovani chef italiani in un’ideale classifica internazionale?
In una posizione di vertice. Abbiamo la forza che viene da una tradizione gastronomica di altissimo livello, alla quale oggi molti di noi fanno riferimento per reinterpretarla in chiave moderna. In questo percorso, per quanto mi riguarda, la birra è un elemento fondamentale.

L’intervista all’esperto

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Intervista al Professor Federico Visconti, Rettore dell’Università Carlo Cattaneo – LIUC

 

“L’aspetto più interessante del settore birrario italiano è la sua capacità di crescere, il suo dinamismo. Sono le sue idee moderne e competitive che – come documenta la ricerca ‘Le (insospettabili) professioni della birra’ dell’Osservatorio Birra – hanno un rilevante impatto economico, sociale e occupazionale sul Paese. Saper svilupparsi e creare opportunità di lavoro sono due aspetti per nulla scontati in un’Italia in cui, per usare l’espressione di Gian Antonio Stella, ‘il partito del rinvio’ prevale troppo spesso sul ‘partito dell’urgenza’”.

Il Professor Federico Visconti, Rettore dell’Università Carlo Cattaneo – LIUC di Castellanza (Varese), racconta così le sue idee di studioso di economia aziendale e di accademico in relazione all’incontro con un mondo – quello della birra – che sta imparando a conoscere e apprezzare. Un incontro che la collaborazione scientifica tra LIUC Business School e HEINEKEN Italia, nell’ambito di Università della Birra, non potrà non favorire ulteriormente.

Quanto è importante che, ormai da anni, il settore birrario crei lavoro in Italia?
Il lavoro è una dimensione da riscoprire in questo Paese. Per creare occupazione vera e duratura occorre inventare un prodotto, creare un brand, aprire nuovi canali in un mercato dalle dinamiche competitive. Il settore della birra sta dimostrando tutto questo.

A cosa attribuisce la crescita della birra in Italia?
Alla base ci sono anche fattori di tipo demografico o di mutamento di certe abitudini di consumo. È però indubbio che dalla birra viene un bel messaggio: con la forza delle idee e della capacità di innovazione è possibile creare lavoro, attrattivo anche per i giovani, offrendo nuovi profili e carriere professionali in un settore ritenuto per molti aspetti, e sempre meno a ragione, tradizionale.

Quanto conta la formazione professionale per lo sviluppo del settore birrario?
Ogni settore ha fabbisogni di competenze specifiche, e l’ultima ricerca realizzata dall’Osservatorio Birra di Fondazione Birra Moretti ha anche identificato una quindicina di professioni, anche “insospettabili”, coerenti con il presente e – soprattutto – il futuro del mondo birrario. Ciò detto, nel parlare di formazione è fondamentale operare una distinzione tra formazione in ingresso e formazione durante il lavoro.

A chi spetta la formazione prima di entrare nel mondo del lavoro?
Al sistema scolastico e alle università. Le università, in particolare, stanno compiendo sforzi importanti per rispondere alle richieste formative delle aziende, anche se queste si muovono con velocità sempre maggiore. Oggi le aziende hanno bisogno di persone che abbiano sì competenze tecniche (si vedano, nella birra, figure quali ingegnere per i processi produttivi, e-commerce e digital specialist, ecc.); ma occorrono anche persone dotate di abilità relazionali, capaci di comunicare con gli altri, anche di avere profondità di pensiero. Oggi l’università ha la responsabilità di trasmettere tanto competenze quanto abilità.

A chi spetta il compito della formazione durante il lavoro?
Questo è un tema da Business School o da istituto di formazione. Entrano in campo bisogni diversi, che non sono assolvibili, come quindici anni fa, da un semplice corso di 10 giornate sulla gestione aziendale. Occorrono formule moderne, innovative, come quelle adottate nel progetto di collaborazione tra LIUC Business School e HEINEKEN Italia.

Quali sono gli aspetti innovativi di questa collaborazione?
La struttura delle classi, l’interazione fra accademici e non accademici, l’importante ruolo svolto dai casi aziendali, in generale i modelli di apprendimento, ai quali si unisce un rilevante numero di ore e giornate di formazione.

Formare al meglio le risorse umane non dovrebbe essere la norma per un’azienda che voglia stare con successo sul mercato?
In Italia lo è molto meno di quanto si creda. Da noi, quando si parla di investire, si pensa subito a un macchinario da comprare più che a persone da formare. La nostra collaborazione con HEINEKEN Italia è un bel segnale anche per questo.

USA, dalla birra oltre 2 milioni di posti di lavoro

By Osservatorio

Leggi l’articolo originale su Globe Newswire 

Quanto conta la birra nell’economia a stelle e strisce? Alla domanda risponde, ogni due anni, il Rapporto Economico sull’industria della birra negli USA. L’edizione 2018, dal titolo “Beer Serves America”, è stata recentemente presentata dal Beer Institute e dalla National Beer Wholesalers Association, e conferma l’enorme impatto positivo della filiera birraria sull’economia e sull’occupazione negli Stati Uniti:

  • la filiera birraria USA dà lavoro a oltre 2,1 milioni di persone, in una vasta gamma di comparti tra cui agricoltura, produzione, costruzione e trasporto in tutte le aree della Nazione;
  • l’industria della birra americana contribuisce con oltre 328 miliardi di dollari all’economia federale, pari all’1,6% del PIL, grazie all’attività di 7mila birrifici e oltre 3mila distributori;
  • le aziende produttrici e distributrici di birra impiegano direttamente più di 200mila americani;
  • 1 posto di lavoro in un birrificio genera 31 posti di lavoro nella filiera.

 

Un’industria vitale per gli Stati Uniti d’America

“La birra è molto di più che la bevanda alcolica più popolare d’America: l’industria birraria è vitale per gli Stati Uniti”, ha commentato Jim McGreevy, presidente e CEO del Beer Istitute, associazione dei produttori di birra USA fondata nel lontano 1862 (più di un secolo e mezzo fa). “Le società di distribuzione di birra in America sono orgogliose di offrire solidi benefici e opportunità di crescita professionale a quasi 150mila persone”, ha dichiarato Craig Purser, Presidente e CEO della National Beer Wholesalers Association.

Il Rapporto Economico sull’industria della birra negli USA è realizzato dalla società indipendente John Dunham & Associates, e presenta in modo esauriente e autorevole il contributo economico, occupazionale e fiscale del settore della birra USA in ogni Stato e Distretto federale (qui una sintesi del documento). Per finire, alcuni altri dati presenti nel Rapporto:

  • produttori e importatori di birra danno lavoro direttamente a 70mila americani;
  • i posti di lavoro nella distribuzione sono 600, + 10% rispetto a 10 anni fa;
  • i fornitori dell’industria della birra (ad es. i produttori di bottiglie e lattine, scatole di cartone, attrezzature per la produzione e la commercializzazione della birra) generano ogni anno 102 miliardi di dollari di attività economiche e danno lavoro a quasi 450mila persone.

Inaugurata Università della Birra: per imparare sul campo

By Osservatorio

Dalla passione e dalla conoscenza della birra nasce Università della Birra di HEINEKEN Italia, un innovativo centro didattico che propone percorsi mirati di approfondimento culturale e professionale in ambito birrario.

L’iniziativa, che si avvale di un team di docenti altamente qualificati, vuol contribuire fattivamente alla crescita del settore birrario ponendosi come autorevole centro di divulgazione di conoscenze rivolto agli operatori della filiera della birra, attivi sia nel canale Ho.Re.Ca. (distributori e punti di consumo) sia nella distribuzione moderna (buyer), e a tutti i dipendenti del Gruppo HEINEKEN Italia desiderosi di ampliare il proprio know-how e aumentare le opportunità di business.

La formazione

Il programma di formazione, cuore del progetto, copre tutte le discipline che costituiscono “l’Arte della Birra” e propone percorsi di apprendimento teorici e pratici con un approccio stimolante e dinamico. Tre sono i filoni fondamentali del percorso didattico:

  • Cultura birraria, per conoscere tutti i segreti e le tecniche produttive di un prodotto dalla storia millenaria e in continua evoluzione;
  • Competenze commerciali, per acquisire le dinamiche di un sistema di vendita professionale;
  • Gestione aziendale, per migliorare le competenze manageriali degli imprenditori del settore grazie a un programma di alta formazione sviluppato in collaborazione con la LIUC Business School dell’Università Carlo Cattaneo di Castellanza (Varese).

Il piano corsi del 2019 prevede 120 giornate di aula, fruite complessivamente da circa 1.800 partecipanti.

 

Formazione online sempre a disposizione

Gli iscritti ai corsi possono accedere anche ad un ambiente di apprendimento online utilizzando la piattaforma dedicata di digital learning, dove trovano tutti i materiali didattici. L’offerta formativa è dunque fortemente integrata, tra attività in presenza e online, con il valore aggiunto di offrire agli allievi un sostegno ulteriore a quanto appreso in aula e un supporto ad hoc nel periodo di pre e post-formazione, attraverso video, approfondimenti, insight, test e strumenti online per svolgere simulazioni.

 

Sede permanente nella Milano più autentica

Nata dal recupero di un ex complesso industriale, Università della Birra ha sede in via dei Canzi 19, Milano, nel cuore pulsante di Lambrate, storico e operoso quartiere in continua trasformazione con uno spirito che coniuga la schiettezza delle origini con la vocazione di apertura al nuovo.

La struttura è dotata di tutti gli spazi (la superficie complessiva è di circa 1.000 mq) e tecnologie utili per un apprendimento ottimale on site e online. Ma è anche un luogo d’incontro e di confronto, un hub aperto dove condividere idee, saperi, esperienze. E, ovviamente, la passione per la birra.

 

Università della BirraTM è un servizio di formazione a cura di HEINEKEN Italia SpA che non rilascia titoli o attestati aventi valore legale.