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Osservatorio Birra

14^ Ricerca: Sotto pressione tutta la filiera

By Osservatorio Birra

UN COMPARTO CHE VALE 10 MILIARDI DI EURO E OCCUPA OLTRE 100MILA PERSONE

• Dalla ricerca dell’Osservatorio Birra, dopo un ottimo 2022 la birra parte male nel 2023 e a metà anno registra dati molto preoccupanti (-3% valore condiviso, oltre 120 milioni di euro).
• Della crisi dei birrifici rischia di risentire una filiera che dà lavoro a 103mila famiglie e paga allo stato più di 4 miliardi di euro di contribuzione fiscale.
• Al peso crescente dei costi rischia di aggiungersi un nuovo aumento delle accise sulla birra previsto dal 1° gennaio 2024, che potrebbe danneggiare un comparto che già in sofferenza.

Roma, 12 ottobre 2023 – La rotta, purtroppo, è stata invertita. Dopo l’anno della speranza, il 2021, e la ripartenza del 2022, la birra inverte il trend nel 2023 e a metà anno registra dati molto preoccupanti, che mettono a rischio l’occupazione e il valore aggiunto che la sua filiera porta al Paese. Lo dimostra un’analisi di Osservatorio Birra, con la presentazione del 7° Rapporto “La creazione di valore condiviso del settore della birra in Italia”, realizzato da Althesys. Secondo lo studio, l’effetto moltiplicatore del valore, che cresce per ogni passaggio nella filiera brassicola, vale purtroppo anche al contrario. In altre parole, se entrano in crisi i produttori, che rappresentano una minima parte del valore condiviso che la birra porta al Paese, ne risente tutta la filiera. E al peso dei costi su un comparto che già si mantiene in un equilibrio instabile rischia di aggiungersi anche un nuovo aumento delle accise sulla birra.

Secondo Osservatorio Birra, la crisi del settore (che non ha mai smesso di investire, con 250 milioni di euro negli ultimi 4 anni), incastrato tra l’aumento dei costi di produzione e la riduzione del potere d’acquisto degli italiani, mette sotto pressione tutta la filiera: agricoltura, trasformazione, produzione, logistica, trasporti, grande distribuzione e ristorazione. Il rischio è di azzerare quel “fenomeno birra” che negli ultimi 15 anni ha portato la birra sulla nostra tavola, al centro della gastronomia e della socialità degli italiani.

Osservatorio Birra e Althesys fotografano un comparto strategico dell’Italia alimentare attraverso il valore condiviso, calcolato analizzando tutte le fasi della filiera della birra (approvvigionamento materie prime, produzione, logistica, distribuzione e vendita), gli effetti diretti (valore aggiunto, contribuzione fiscale, occupazione, ecc.) delle attività dell’industria birraria nazionale, quelli indiretti e indotti.

BIRRA, UNA RICCHEZZA PER IL PAESE: OGNI EURO DI BIRRA VENDUTA NE GENERA 6,8 LUNGO LA FILIERA
Secondo Osservatorio Birra, la filiera della birra nel 2022 ha per la prima volta sfondato il tetto dei 10 miliardi di euro di valore condiviso, (10,2 miliardi, +9,2% rispetto all’ottimo 2021). La crescita del 4,1% in volume, i 3,2 punti percentuali in più conquistati dall’Ho.Re.Ca. (dal 32,6% al 35,8%), la crescita dell’8% degli occupati (oltre 103 mila dipendenti lungo la filiera), i 4,3 miliardi pagati al fisco (di cui 707 milioni di euro di accise) sono il quadro di un settore che contribuisce puntualmente alla crescita del PIL del nostro Paese.

Dallo studio di Osservatorio Birra emerge come la birra non porta ricchezza solo a chi la produce. Semmai è più vero il contrario: solo l’1,3% dei 10,2 miliardi circa di valore condiviso è “trattenuto” dai birrifici, il resto viene distribuito ai lavoratori della filiera e allo Stato. E infatti, ogni euro di birra venduta ne ha generati 6,8 lungo l’intera filiera. Ne beneficiano soprattutto le fasi a valle (distribuzione e vendita, con 8.102 milioni di euro), mentre la birra ha portato un cospicuo contributo alle casse dello Stato: 4 miliardi e 278,8 milioni di euro tra Iva, imposte e contributi sul reddito e sul lavoro. Inoltre, la filiera della birra ha distribuito 2,8 miliardi di euro di salari, dando lavoro a oltre 100mila famiglie, generando circa 30 occupati per ogni addetto alla produzione.

DOPO LA RIPARTENZA DEL 2022, LA FRENATA DEL 2023: MENO 120 MILIONI DI VALORE CONDIVISO NEL PRIMO SEMESTRE
I risultati del 2022 sembrano riferiti a una stagione e a un ciclo economico purtroppo conclusi. In verità, anche nel 2022 esisteva un campanello di allarme che suonava in sordina. Innanzitutto, il boom dei costi di produzione (per i birrifici in un anno +50% dell’incidenza dei costi di materie prime ed energia sul valore della produzione) e anche la crescita ampia +9,9% delle importazioni di birra sui valori dell’anno precedente, indicavano che qualcosa di negativo stava accadendo al comparto nazionale.

Nel primo semestre 2023 la tendenza s’inverte. Il peso e gli effetti dell’aumento dei prezzi sul food and beverage conseguenti alla forte dinamica inflattiva hanno improvvisamente tolto energia alla locomotiva birra. Il primo semestre 2023 registra, per la prima volta dopo 2 anni, un calo del valore condiviso di circa il – 3%, pari a circa 120 milioni di euro.

Nel quadro di un 2023 particolarmente difficile, desta grave preoccupazione per il settore il peso delle accise, destinate ad aumentare nuovamente a partire dal 1° gennaio 2024.

Lo dimostra lo studio di Osservatorio Birra: l’effetto moltiplicatore del valore, che cresce per ogni passaggio della filiera della birra, vale purtroppo anche al contrario. Se entrano in crisi i produttori, che rappresentano una minima parte del valore condiviso che la birra porta al Paese, ne risente tutta la filiera. In particolare i canali distributivi, la grande distribuzione (1.522,9 milioni di euro) e, soprattutto il fuori casa (6.579,8 milioni di euro), e cioè i ristoranti, le pizzerie, i pub e i bar, dove la birra, in virtù della sua marginalità costituisce una parte fondamentale del giro di affari.

Inoltre, una crisi della birra tocca anche l’agricoltura italiana. E non solo perché il settore agricolo fa parte della filiera della birra. Ma perché questa bevanda è un traino decisivo per la fetta di consumi agroalimentari nei 350mila punti di consumo: uno studio Osservatorio Birra/Piepoli dimostra infatti che quando al ristorante, in pizzeria, al pub o in trattoria si ordina una birra, 8 volte su 10 viene sempre accompagnata dal buon cibo della nostra tradizione agroalimentare italiana.

SE AUMENTA L’ACCISA SULLA BIRRA CI RIMETTE TUTTA LA FILIERA. E ANCHE IL CONSUMATORE
Un aumento di pochi centesimi di euro dell’accisa sulla birra finirebbe per far male a tutti. Anche al consumatore. Colpisce i produttori (già alle prese con costi sempre più insostenibili), riduce i margini degli esercenti, e ricade anche sul consumatore, perché viene anche gravata dall’IVA. Infatti, in una birra alla spina circa 80 centesimi sono imputabili all’accisa mentre su una bottiglia da 0,66 in offerta, il formato più venduto in Italia al supermercato, questa tassa incide per circa il 40% sul prezzo di vendita.

… E ANCHE LO STATO RISCHIA DI GUADAGNARE DI MENO
Sembra paradossale ma è così. La birra è l’unica bevanda da pasto gravata da accise, e in passato lo Stato, quando ha abbassato l’accisa sulla birra, ha incassato di più: +27% di entrate erariali nel 2017-2019 rispetto al triennio precedente, che aveva visto gli aumenti di questa tassa. Inoltre, con una minor pressione fiscale i produttori sono stati in grado di fare investimenti, lanciare nuovi prodotti, generando crescita e quindi gettito.

Secondo Osservatorio Birra, una riduzione delle accise potrebbe alleggerire la pressione inflattiva per i consumatori e aumentare la competitività della filiera brassicola nazionale. E l’alleggerimento della pressione fiscale potrà fornire al mercato lo stimolo per riprendere la sua parabola di crescita.

www.osservatoriobirra.it

L’Osservatorio Birra nasce come punto di osservazione sul mondo della birra, con l’obiettivo di analizzare il ruolo e l’impatto della filiera sul panorama economico e culturale italiano. Promosso dalla Fondazione Birra Moretti, produce analisi, studi e ricerche sul mercato, l’industria, il consumo e il futuro della bevanda più diffusa al mondo. Dal 2015 realizza un rapporto annuale sul valore condiviso del settore della birra in Italia, analizzando i bilanci delle aziende birrarie sopra il milione di euro.

La Fondazione Birra Moretti, costituita nel 2015 da HEINEKEN Italia e Partesa, opera senza fine di lucro e ha lo scopo di migliorare la conoscenza della birra in Italia, diffondendone la cultura e abbinamenti gastronomici, coerenti con lo stile alimentare italiano e con un consumo di birra intelligente e moderato. La Fondazione Birra Moretti è una Fondazione di Partecipazione. Porta avanti il suo lavoro con il contributo di operatori del settore, sommelier, ristoratori, chef e di quanti condividono la passione per la birra o nutrono interesse per le opportunità che essa può offrire per sostenere la crescita e il benessere del Paese, e decideranno di diventarne sostenitori.

Althesys Strategic Consultants è una società professionale indipendente specializzata nella consulenza strategica e nello sviluppo di conoscenze. Guidata dal professor Alessandro Marangoni, è attiva nelle aree dell’analisi strategica, della ricerca economicofinanziaria e della sostenibilità. Ha una profonda conoscenza dei settori ambientali, energetici, delle public utilities e agro-alimentari. I think tank IREX nel settore dell’energia, Top Utility nel comparto delle public utility e WAS in quello della gestione ambientale e del riciclo sono punti di riferimento e occasioni di confronto per gli operatori dei rispettivi settori. Althesys realizza studi e ricerche a livello nazionale e internazionale per conto di primarie imprese e istituzioni.

Per info
Ufficio Stampa Osservatorio Birra:
INC
– Istituto Nazionale per la Comunicazione
Matteo de Angelis – m.deangelis@inc-comunicazione.it – Tel. 334 6788708

13^ Ricerca: La birra fa bene al sistema agroalimentare italiano

By Osservatorio Birra

Ottava ricerca dell’Osservatorio Birra

PER 9 RISTORATORI SU 10 IL SUO CONSUMO TRAINA IL CIBO MADE IN ITALY
VINCE IL MODELLO CONVIVIALE, 8 VOLTE SU 10 LA SI BEVE A PASTO

• Birra volano per la filiera dell’agroalimentare Made in Italy: lo rivela una ricerca condotta da Nomisma per Osservatorio Birra e Agronetwork.
• 8 volte su 10 la birra nel fuoricasa viene sempre consumata a pasto con prodotti italiani di qualità: dalla pizza, che diventa volano per pomodori pelati, olio extra vergine di oliva, mozzarella e tante altre eccellenze locali, ai primi della tradizione (che spingono pasta, verdure, formaggi, insaccati etc), ai secondi ai contorni, fino all’aperitivo con i taglieri di salumi e formaggi di territorio.
• Osservatorio Birra: il consumo a pasto, con produzioni locali e di qualità, rende la birra virtuosa anche sul fronte della moderazione e del consumo responsabile.

Milano, 8 giugno – Sapevamo che per gli italiani è la bevanda simbolo della socialità e dello stare insieme. Ora un nuovo studio dimostra che la birra consumata nei bar e nei ristoranti è anche un volano fondamentale per la filiera agroalimentare italiana e le eccellenze del made in Italy.

A rivelare per la prima volta l’impatto finora invisibile della birra sul nostro agroalimentare è una ricerca realizzata da Nomisma per Osservatorio Birra e Agronetwork che racconta i consumi di birra nell’Ho.Re.Ca. attraverso il punto di vista di un campione di 1000 consumatori tornati nei luoghi della socialità e di 100 professionisti del Fuoricasa.

IL NUOVO FUORICASA BATTE LA CRISI PUNTANDO SU TRADIZIONE MADE IN ITALY E SULLA BIRRA
Non solo l’anno scorso fuoricasa e birra sono cresciuti insieme (al +39% dei consumi agroalimentari fa eco il +21% di quelli della birra). Ma quando al ristorante, in pizzeria, al pub o in trattoria si ordina una birra, 8 volte su 10 viene sempre accompagnata dal buon cibo della tradizione agroalimentare italiana: con una pizza (e quindi pomodori pelati, olio extravergine d’oliva, mozzarella, grano italiano e altre eccellenze locali), per aperitivo con un tagliere di formaggi e salumi del territorio, con un primo della tradizione (che rappresenta pasta, formaggi, verdure e insaccati) o un secondo di carne o di pesce.

La birra si conferma quindi un traino decisivo per la fetta di consumi agroalimentari nel fuoricasa che, stime Nomisma/Istat, nel 2022 vale 89,7 miliardi di euro. Un fuoricasa che, rivela lo studio Osservatorio Birra/Agronetwork, è sempre più legato a materie prime italiane, ai prodotti agroalimentari e alle bevande di qualità, locali o legati al territorio. Secondo gli addetti ai lavori dell’Ho.Re.Ca., negli ultimi due anni il consumo di prodotti agroalimentari di alta qualità nei locali italiani è aumentato (44%). Quello delle bevande invece registra addirittura il 53%.
Interrogati sulle tendenze del momento del fuoricasa, i ristoratori italiani hanno risposto “il ritorno della tradizione, ma di qualità” (50%), “ricette e materie prime legate al territorio” (41%), “trattorie moderne e cibo come una volta” (32%). C’è anche 1 ristoratore su 10 (il 9%) che sostiene che la vera novità di questo nuovo trend basato sugli elementi della tradizione siano proprio “le bevande low o zero alcol”… come la birra.

DALLA BIRRA ALLE BIRRE (DI TERRITORIO). REGINA DEL FUORICASA ANCORA PIÙ DI VINO E BOLLICINE
È il boccale, come e forse più del calice o della flûte, l’immagine simbolo della ripresa dell’Ho.Re.Ca. La birra è infatti la bevanda di qualità più richiesta nei locali (59%), davanti alle bollicine (39%) al vino bianco (38%) e al vino rosso (34%). Secondo i ristoratori la versatilità, nelle occasioni di consumo (40%) e nell’abbinamento a tutto pasto (24%), è la chiave del successo della birra rispetto ad altre bevande. Lo confermano i consumatori, che nell’ultimo anno hanno preferito la birra per il suo gusto (62%), per la sua leggerezza (52%) e perché si abbina bene con tutte le portate (43%). Addirittura, per 8 consumatori su 10, la qualità dell’offerta delle birre è fondamentale per la scelta del locale. Preferiscono (60%) birra prodotta nel nostro Paese o in una regione specifica. Per abbinarla, magari, ad una pietanza prodotta con ingredienti dello stesso territorio.

LA BIRRA A PASTO FA BENE AL MADE IN ITALY ALIMENTARE E AL CONSUMO RESPONSABILE
A proposito di abbinamenti, per i ristoratori i prodotti per i quali i clienti richiedono con maggior frequenza una qualità elevata sono proprio quelli con cui la birra viene servita più spesso: antipasti e stuzzichini, primi e secondi di terra, pizza… E infatti per i professionisti dell’Ho.Re.Ca. (96%) la birra è adatta a sostenere anche il consumo di prodotti agroalimentari di qualità.
La conferma arriva dagli stessi consumatori: per il 76% pizza+birra si conferma il mix evergreen, ma questa bevanda ormai viene ordinata a tutto pasto e con pietanze in cui materie prime agroalimentari di qualità fanno la differenza. È infatti, molto gettonato anche il connubio con stuzzichini o finger food per l’aperitivo (51%), con antipasti di terra o di mare (43%) e primi piatti (27%).

Secondo Osservatorio Birra, la birra, come il vino, è una bevanda a tutto pasto che nel suo matrimonio con l’agroalimentare made in Italy di qualità fa bene alla filiera. Naturale, leggera, poco o per nulla alcolica, è il perfetto complemento della cultura alimentare mediterranea e italiana, che ha al centro cibo, socialità e convivialità. In Italia si esce e ci si incontra per stare insieme con gli amici e i familiari davanti a del buon cibo e a una buona birra in luoghi dove questa bevanda viene servita a regola d’arte, abbinata con il cibo, proposta a pasto o a ridosso del pasto, nel segno di un consumo moderato.

L’approccio alla qualità, nel bicchiere e nell’abbinamento, è confermato dall’identikit del consumatore di birra agli occhi di chi lo osserva tutti i giorni dalla cucina, dalla sala o da dietro al bancone. Millennial, curioso e attento a qualità del servizio e dell’abbinamento col cibo; ha tra i 30-44 anni (la fascia di età con maggiori disponibilità economiche), è attento allo stile/tipologia di birra (51%) e al suo corretto servizio (23%); apprezza la varietà dell’offerta, chiedendo, indifferentemente la classica lager (che resta la preferita per 2 consumatori su 3) o birre speciali e di territorio.

IL PESO DELLA BIRRA NELLA RISTORAZIONE ITALIANA È DESTINATO A CRESCERE ANCORA.
La birra al centro del nuovo fuoricasa? Lo era anche prima della pandemia. Se 3 addetti ai lavorisu 10 hanno notato un aumento, anche marcato, dei consumi di birra nel locale, 6 su 10 ritengono che il consumo di birra sia stabile rispetto al 2019. Per il 55% è una bevanda che non può mancare nell’offerta del locale, per il 58% lo era già prima della pandemia.
Di certo, il peso della birra nella ristorazione italiana è destinato a crescere ancora. Per gli addetti ai lavori, in 4 locali su 10 questa bevanda incide oggi tra il 10% e il 15% sul business. E nei prossimi 5 anni questa percentuale è destinata a crescere fino al 20-25%, con punte del 50%. A tutto vantaggio della filiera agroalimentare italiana.

www.osservatoriobirra.it

FOCUS
LA BIRRA A PASTO CHE FA BENE ALL’AGROALIMENTARE ITALIANO E AL CONSUMO RESPONSABILE

ALFREDO PRATOLONGO, PRESIDENTE DI FONDAZIONE BIRRA MORETTI
Per la prima volta con Osservatorio Birra abbiamo voluto indagare la relazione tra le filiere dell’agroalimentare italiano e la birra, andando oltre le materie prime che servono per produrla, con l’aiuto di un partner autorevole come Agronetwork e di una ricerca che ha tastato il polso di chi consuma birra fuoricasa e di quanti la somministrano nei locali di tutta Italia. Abbiamo così scoperto che la birra, oltre ad essere apprezzata come bevanda simbolo della socialità è anche un volano fondamentale per le eccellenze del made in Italy alimentare. Ce lo dicono gli operatori del settore, certi che la birra sia adatta a sostenere anche il consumo di prodotti agroalimentari di qualità e che il peso della birra nella ristorazione italiana sia destinato a crescere ancora. Piace per il gusto e la versatilità, a conferma che per gli italiani la birra, come il vino, è una bevanda a tutto pasto e quindi nel suo matrimonio con l’agroalimentare made in Italy di qualità fa bene anche al consumo responsabile. Naturale, leggera e poco o per nulla alcolica, è il perfetto complemento della cultura alimentare “bagnata” mediterranea e italiana, che ha al centro cibo, socialità e convivialità. L’opposto di quella “asciutta” tipica del Nordeuropa.”

SARA FARNETTI, PRESIDENTE DI AGRONETWORK
Quando si ordina una birra, 8 volte su 10 sappiamo che questa scelta viene accompagnata dal buon cibo della tradizione agroalimentare italiana. Sono ben noti anche gli aspetti funzionali della birra: la fermentazione controllata e la presenza del luppolo amaricante, unite alla sua bassa alcolicità, le danno un notevole vantaggio nutrizionale. Il luppolo è la sostanza peculiare e funzionale della birra, una pianta ricca di flavonoidi, tra cui lo xantumolo, dalle note proprietà antiossidanti ed antinfiammatorie. La birra contiene poco sodio, quindi facilita il lavoro dei reni e la rende una bevanda adatta alle diete iposodiche, il rapporto fra potassio e sodio nella birra è di 15:7, simile a quello dell’acqua potabile.

GIOVANNI TOFFOLI, CEO DI K-ADRIATICA
Il nostro Paese ha poca terra destinata alle produzioni agricole per il comparto brassicolo, ma la birra ha il vantaggio di essere uno dei prodotti alimentari che già riesce a calcolare l’impronta di carbonio, è tra quelle con la tracciabilità più precisa, e potrebbe avere già dei bilanci ESG. In particolare, l’orzo distico da birra è già tracciato su piattaforme web che permettono da un lato di indirizzare l’agricoltore nelle fasi di coltivazione, dall’altro di fornire esclusive informazioni al birrificio.
Per adesso, l’idea di una produzione brassicola totalmente autosufficiente rimane un obiettivo ancora lontano, nonostante tutti gli sforzi profusi in questi anni da produttori ed Associazioni di categoria.
In termini di evoluzione del comparto, possiamo pensare anche all’ingegnerizzazione nella coltivazione dell’orzo da birra: la ricerca di nuove varietà ha portato da un lato a rese agronomiche raddoppiate negli ultimi 15-20 anni, dall’altro ha permesso al birraio di avere performance che consentono di aumentare la produzione giornaliera con una migliore stabilità del prodotto.

Osservatorio Birra nasce come punto di osservazione sul mondo della birra, con l’obiettivo di analizzare il ruolo e l’impatto della filiera sul panorama economico e culturale italiano. Promosso dalla Fondazione Birra Moretti, produce analisi, studi e ricerche sul mercato, l’industria, il consumo e il futuro della bevanda più diffusa al mondo.

La Fondazione Birra Moretti, costituita nel 2015 da HEINEKEN Italia e Partesa, opera senza fine di lucro e ha lo scopo di migliorare la conoscenza della birra in Italia, diffondendone la cultura e abbinamenti gastronomici, coerenti con lo stile alimentare italiano e con un consumo di birra intelligente e moderato. La Fondazione Birra Moretti è una Fondazione di Partecipazione. Porta avanti il suo lavoro con il contributo di operatori del settore, sommelier, ristoratori, chef e di quanti condividono la passione per la birra o nutrono interesse per le opportunità che essa può offrire per sostenere la crescita e il benessere del Paese, e decideranno di diventarne sostenitori.

Agronetwork è l’associazione per l’agroindustria che si propone di promuovere ed agevolare lo sviluppo della competitività delle imprese agroalimentari e, più in generale, del patrimonio agroalimentare italiano.

Per info
Ufficio Stampa Osservatorio Birra:
INC
– Istituto Nazionale per la Comunicazione
Matteo de Angelis – m.deangelis@inc-comunicazione.it– Tel. 334 6788708
Tommaso Costantin – t.costantin@inc-comunicazione.it – Tel. 333 8267310

12^ Ricerca: Birra, +50% costi di produzione: problemi in vista per 1 birrificio su 2

By Osservatorio Birra

A RISCHIO FILIERA DA 9,4 MILIARDI DI EURO

• Dalla ricerca di Osservatorio Birra, l’aumento di 20 punti percentuali dei costi di produzione è superiore al margine operativo lordo (17%) registrato dal settore nel 2021.
• Della crisi dei birrifici rischia di risentire una filiera che dà lavoro a 95mila famiglie e paga allo Stato 4,2 miliardi di euro e che negli ultimi anni non ha mai smesso d’investire (250 milioni di euro tra impianti e risorse umane).

Milano, 22 novembre 2022 – La birra continua ad essere nel cuore e sulle tavole degli italiani, ma il balzo in alto dei costi di produzione ne mette a rischio il futuro. E, assieme ad esso, la ricchezza e l’occupazione che la sua filiera porta al Paese. È quanto emerge da un’analisi di Osservatorio Birra, con la presentazione del 6° Rapporto “La creazione di valore condiviso del settore della birra in Italia”, realizzato da Althesys.
In un anno e mezzo, dal 2021 al primo semestre 2022, i prezzi di materie prime strategiche come mais e malto d’orzo, sono cresciuti dell’80 e del 95%; raddoppiati quelli degli imballaggi e dei materiali soprattutto il vetro; addirittura quadruplicati quelli dell’energia elettrica. Nel 2022, a parità di valori di vendita rispetto al 2021, per i birrifici l’incidenza dei costi di materie prime ed energia sul valore della produzione è aumentata del +50%. Parliamo di un aumento di 20 punti percentuali, superiore anche alla marginalità del settore nel 2021 (17,1%).

Secondo Osservatorio Birra, le conseguenze per il settore, incastrato tra l’aumento dei costi e la riduzione del potere d’acquisto degli italiani, rischiano di intaccare valore e occupazione della filiera, ma anche di azzerare quel “fenomeno birra” che in dieci anni ha reso questa bevanda al centro della gastronomia e della socialità degli italiani. Un calo del 5% dei ricavi del settore – ipotizzabile sulla base di una dinamica classica che vede nell’aumento dei prezzi una possibile diminuzione della domanda – porterebbe a perdite operative per almeno un birrificio su 2 (48%). Quelle stesse aziende che, negli ultimi 4 anni, non hanno mai smesso di investire (250 milioni di euro tra impianti e risorse umane) e che sono uscite con le loro forze dai due anni più difficili di sempre. Proprio quando la risalita sembrava vicina, al peso dei costi rischia di aggiungersi anche un nuovo aumento delle accise sulla birra, che rischia di spingere a terra un comparto che già si mantiene in un equilibrio instabile. Inoltre, secondo Osservatorio Birra, gli effetti dei rincari registrati finora non saranno limitati al 2022 e le aziende dovranno fronteggiare una forte incertezza anche l’anno prossimo. In questa prospettiva, il 2023 appare un anno di sfide con pressioni sui margini.

LA CRISI NON HA FERMATO LA VOGLIA DI BIRRA DEGLI ITALIANI. FINORA…
Rischia di entrare in grave difficoltà un comparto strategico dell’Italia alimentare, che Osservatorio Birra e Althesys fotografano attraverso il valore condiviso, calcolato analizzando tutte le fasi della filiera della birra (approvvigionamento materie prime, produzione, logistica, distribuzione e vendita), gli effetti diretti (valore aggiunto, contribuzione fiscale, occupazione, ecc.) delle attività dell’industria birraria italiana, quelli indiretti e indotti.
Secondo lo studio di Osservatorio Birra, la filiera della birra nel 2021 ha generato 9,4 miliardi di euro di valore condiviso, che corrispondono a mezzo punto percentuale (0,53%) del nostro PIL e al 5% dei fondi previsti dal PNRR.
La birra non ha portato ricchezza solo a chi la produce. Semmai è più vero il contrario: solo il 2% dei 9,4 miliardi di valore condiviso è “trattenuto” dai birrifici, il resto viene distribuito ai lavoratori della filiera e allo Stato. E infatti, ogni euro di birra venduta ne ha generati 6,4 lungo l’intera filiera. Ne beneficiano soprattutto le fasi a valle (distribuzione e vendita, con 7.341 milioni di euro), mentre la birra ha portato un cospicuo contributo alle casse dello Stato: 4.206 milioni di euro tra Iva, imposte e contributi sul reddito e sul lavoro. Inoltre, la filiera della birra ha distribuito 2.348 milioni di euro di salari, dando lavoro a oltre 95mila famiglie, con un valore di circa 30 occupati per ogni addetto alla produzione.

Questo effetto moltiplicatore del valore, che cresce per ogni passaggio della filiera, vale purtroppo anche al contrario. Se entrano in crisi i produttori, che rappresentano una minima parte del valore condiviso che la birra porta al Paese, ne risente tutta la filiera. In particolare, il fuori casa, e cioè i ristoranti, le pizzerie, i pub e i bar, dove la birra, in virtù della sua ampia marginalità costituisce una parte fondamentale del giro di affari. Lo confermano gli stessi gestori e proprietari dei locali italiani, che Osservatorio Birra ha intervistato pochi mesi fa: per il 64,5% dei locali la birra oggi rappresenta più del 25% del business, e nelle previsioni a 5 anni la quota di chi dipenderà per metà degli incassi dalla birra passerà dall’attuale 16,7% al previsto 30,2%.

11^ Ricerca: Birra regina di un fuori casa che sta cambiando

By Osservatorio Birra

TRA 5 ANNI RADDOPPIERANNO I LOCALI
DOVE LA BIRRA RAPPRESENTA OLTRE IL 50% DEL BUSINESS

• Uno studio Piepoli/Osservatorio Birra, in collaborazione con Partesa, mostra come si stanno preparando al futuro i 300mila pubblici esercizi italiani: menù più snelli, più delivery e flessibilità delle fasce orarie, con investimenti medi di 20mila euro per 6 locali su 10 che stanno adeguando la loro offerta – e tornano ad assumere.
• Uno spuntino con la sua birra… ma quando voglio: nel nuovo fuori casa “alla spagnola”, la birra batte vino e cocktail come bevanda simbolo dello stare insieme. Il binomio tra birra e luoghi della socialità vale oltre 4 miliardi.

Menù più snelli (ma sempre di qualità), più delivery e asporto, attenzione al fattore prezzo, orari più flessibili e all-day-dining: fotografia di un fuori casa all’italiana che sta cambiando – tra strutture, modalità di lavoro, competenze richieste – e investe (in media 20mila euro, per 6 locali su 10) per rialzarsi e intercettare nuove occasioni di consumo. E al centro di questo rinnovamento una certezza, confermata anche dagli addetti ai lavori: non solo la birra resterà la costante del nostro stare insieme, ma la ripresa dei locali italiani ruota attorno a questa bevanda. E infatti, che sia chiara (56,2%) o artigianale (45,3%), la birra la fa da padrona pensando al futuro dell’Ho.Re.Ca.. Vino (bianco e rosso) finiscono al terzo posto (43,8%), cocktail e spirits al quarto (42,7%), lo spumante al quinto (19,8%). E un ruolo sempre crescente per le birre low-alcohol e analcoliche (10,4%).

Sono i principali risultati di uno studio commissionato dall’Osservatorio Birra all’Istituto Piepoli, che ha intervistato 200 gestori e proprietari di ristoranti, pizzerie, bar, pub, hotel e locali del Paese, mostrando attese, investimenti e speranze per il futuro degli addetti ai lavori di un settore che conta oltre 300mila pubblici esercizi.

Lo studio, realizzato in collaborazione con Partesa, la più grande azienda di distribuzione food&beverage in Italia, mostra quanto il Covid abbia lasciato il segno sul fuori casa. Negli ultimi 2 anni, la metà dei locali(53,1%) ha avuto un calo di fatturato. E 1 su 5 (22,9%) è stato costretto a ridurre il personale.
Il 60,4% dei locali – dopo la pandemia – hanno cambiato profondamente il loro business, rivedendo prezzi e offerta (34,4%), aprendosi al delivery e all’asporto (21,9%), immaginando menù con meno portate (19,8%) e ampliando le fasce orarie di apertura, per intercettare nuove occasioni di consumo (16,1%).
Ma per andare avanti occorre investire: Il 58,3% dei locali, nonostante le difficoltà, sta facendo investimenti (in media entro i 20 mila euro) per adeguarsi alle nuove esigenze di oggi e, soprattutto, di domani. Un Fuori casa che riparte ricomincerà a essere rilevante per i giovani, come luogo di lavoro e destinazione professionale. E infatti, per il 44% delle aziende ci sono già oggi richieste per i giovani.

I NUOVI TREND: TRADIZIONE, SOSTENIBILITÀ E FLESSIBILITÀ
Per un fuori casa che sta cambiando, il primo trend attivo è quello di un ritorno alla tradizione, all’insegna della qualità (58,3%), di cui parla anche il boom delle trattorie moderne, quelle del “cibo come una volta” (12,5%). Seconda tendenza emergente, quella che parla di più sostenibilità nel piatto e nel bicchiere (12,5%). Terzo asse del cambiamento è la flessibilità, che si traduce in ampliamento delle fasce orarie di aperture e servizio e nella formula dell’all-day dining (17,7%).

UN FUORI CASA SEMPRE PIÙ “SPAGNOLO” (CON LA BIRRA AL CENTRO)
Le risposte degli addetti ai lavori delineano un futuro più ‘liquido’ rispetto alle vecchie coordinate del fuori casa, momenti e finestre temporali finora definite e sequenziali (colazione-spuntino-pranzo-aperitivo-cena) domani si dilateranno sempre di più. Simbolo di questo cambiamento è la transizione dall’aperitivo all’italiana al tapeo tipico della tradizione spagnola, che prevede l’assaggio di cibo e bevande per tutto il pomeriggio. “Queste nuove occasioni di consumo, sempre nel segno della convivialità e della cultura di prodotto, premiano la birra, afferma Massimo Reggiani, AD di Partesa. Parliamo di una bevanda poco o per nulla alcolica, leggera e trasversale, già amatissima dagli italiani e perfetta per conquistare queste nuove occasioni di consumo.

UN FUTURO CON PIÙ BIRRA PER IL 60,6% DEI LOCALI
Già oggi la birra è un ingrediente strategico per la ripresa dei luoghi del fuori casa, dove questa bevanda ha un peso strategico sempre più rilevante, con un valore condiviso di 4.385 milioni di euro.
In generale, gli addetti ai lavori del fuori casa apprezzano la dimensione socializzante della birra nei locali. Se per il 35,9% dei locali italiani la birra è già oggi centrale nella propria offerta (e per questo non crescerà in futuro), il 60,6% dei rispondenti dice che ci sarà sempre più birra domani nei loro locali, principalmente per 3 ragioni: è sempre più richiesta; è poco o per nulla alcolica (e questo chiedono molti giovani); infine, permette una buona marginalità, elemento vitale in un periodo di grandi difficoltà economiche per un settore reduce da due anni neri…

TRA 5 ANNI RADDOPPIERANNO I LOCALI PER I QUALI LA BIRRA RAPPRESENTA OLTRE IL 50% DEL BUSINESS
Fatto sta che se oggi per il 64,5% dei locali la birra rappresenta più del 25% del proprio business, colpisce vedere che nelle previsioni a 5 anni la quota di chi dipenderà per metà degli incassi dalla birra passerà dall’attuale 16,7% al previsto 30,2%.

REGGIANI (PARTESA): PIÙ SOSTEGNO PER IL FUORI CASA, SETTORE TRAINANTE DELLA RIPRESA DEL PAESE
Dalla ricerca di Osservatorio Birra emerge molto chiaramente il grande sforzo umano e imprenditoriale che i gestori dei punti di consumo hanno dovuto affrontare in questi ultimi anni, commenta Massimo Reggiani. Uno sforzo che Partesa, così come tutti i distributori, ha sostenuto durante la pandemia e che continua a sostenere oggi, garantendo flessibilità, maggiori servizi e consulenza, il tutto con il prezioso supporto dei birrifici. Ora, in questo scenario senza precedenti nella storia recente, è indispensabile lavorare uniti.

E arriva anche dai consumatori la conferma che la birra potrebbe essere considerata una leva per la ripresa del fuori casa. Tra i consumatori di birra, 1 consumatore su 2 ipotizza di aumentare le occasioni di consumo negli esercizi pubblici anche soprattutto con l’allentamento delle restrizioni dovute alla pandemia.

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L’Osservatorio Birra nasce come punto di osservazione sul mondo della birra, con l’obiettivo di analizzare il ruolo e l’impatto della filiera sul panorama economico e culturale italiano. Promosso dalla Fondazione Birra Moretti, produce analisi, studi e ricerche sul mercato, l’industria, il consumo e il futuro della bevanda più diffusa al mondo.

La Fondazione Birra Moretti, costituita nel 2015 da HEINEKEN Italia e Partesa, opera senza fine di lucro e ha lo scopo di migliorare la conoscenza della birra in Italia, diffondendone la cultura e abbinamenti gastronomici, coerenti con lo stile alimentare italiano e con un consumo di birra intelligente e moderato. La Fondazione Birra Moretti è una Fondazione di Partecipazione. Porta avanti il suo lavoro con il contributo di operatori del settore, sommelier, ristoratori, chef e di quanti condividono la passione per la birra o nutrono interesse per le opportunità che essa può offrire per sostenere la crescita e il benessere del Paese, e decideranno di diventarne sostenitori.

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10^ Ricerca: 2020 anno zero per la filiera della birra in Italia

By Osservatorio Birra

(-1,4 MILIARDI DI EURO DI VALORE CONDIVISO)
ECCO LA RICETTA DI HEINEKEN PER TORNARE A CRESCERE

• Dalla ricerca dell’Osservatorio Birra, nel 2020 crolla il Valore Condiviso della birra (-15%), soprattutto a causa delle difficoltà riscontrate dall’Ho.Re.Ca.. In un anno il settore perde 15mila posti di lavoro.
• Qualche segnale positivo dai consumi casalinghi, che muovono positivamente la filiera e generano quasi 1,9 miliardi di Valore Condiviso sugli 8,1 miliardi totali.
• Gli ingredienti della ricetta HEINEKEN Italia per creare valore in un mondo che cambia: Sostenibilità (ambientale e non), investimenti su innovazione e birre del territorio e coinvolgimento delle persone attraverso una nuova leadership collettiva.
• Wietse Mutters, AD HEINEKEN Italia, “Accanto al ritorno graduale ai luoghi della socialità, che rimane essenziale per il nostro mondo, continua a crescere l’esperienza del consumo a casa, gli italiani hanno adottato la birra come componente del quotidiano e della propria sfera familiare
• Il successo delle birre che danno valore alle peculiarità regionali (Ichnusa e Messina), fortemente premiate dai consumatori. Moretti innova in Italia, lanciando la Filtrata a Freddo durante la pandemia. E vince la scommessa all’estero con la ricetta tradizionale (che porta in 60 Paesi).
• Confermato l’assetto produttivo, con 4 birrifici che producono una birra su 3 nel nostro Paese, grazie all’offerta molto variegata e differenziata, incluse low e no alcol.

Milano, 1° dicembre 2021 – Cambiano stili di vita e modelli di consumo, ma la birra resta un “centro di gravità permanente” degli italiani. Anzi, lo diventa sempre più. Ne apprezziamo la varietà di gusti e sapori, che profumano di territorio e tradizioni regionali, ne esploriamo nuove occasioni di consumo, la associamo al piacere della condivisione e della compagnia, scegliendola come bevanda simbolo della socialità. E così, anche se i numeri etichettano il 2020 come l’anno zero della birra in Italia e il 2021 quello di una ripresa ancora parziale, il fenomeno culturale che la birra ha acceso da un decennio non accenna ad attenuarsi, anzi. Tanto da spingere il principale player del settore ad affermare che oggi il nostro Paese è il mercato più “spumeggiante” e ricco di potenzialità d’Europa. E, per questo, meritevole di investimenti.

Questa istantanea dell’andamento e delle prospettive del settore birrario italiano è stata scattata dall’ Osservatorio Birra in occasione dell’appuntamento HEINEKEN Incontra, con la presentazione del 5° Rapporto “La creazione di valore condiviso del settore della birra in Italia”, realizzato da Althesys. Per calcolare il valore condiviso, lo studio ha analizzato tutte le fasi della filiera della birra (approvvigionamento materie prime, produzione, logistica, distribuzione e vendita), considerando gli effetti diretti (valore aggiunto, contribuzione fiscale, occupazione, ecc.) delle attività dell’industria birraria italiana, quelli indiretti e indotti, le ricadute degli investimenti pubblici.
I dati, che fotografano l’andamento del settore nel 2020 e nei primi 6 mesi del 2021, evidenziano l’impatto del Covid-19 e la lenta ripresa dell’anno in corso. La “gelata” dell’anno scorso (-15% del Valore condiviso, -8% della produzione di birra, -9,6% dell’occupazione) ha fatto perdere alla birra quasi 1,4 miliardi di euro e circa 15mila posti di lavoro (14.634) lungo l’intera filiera, soprattutto nell’Ho.Re.Ca., riportando il “peso” della birra ai livelli di 4-5 anni fa. I primi sei mesi del 2021 evidenziano una ripresa rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, ma non sono sufficienti a colmare il crollo (-22%) di gennaio-giugno 2020. È vero che nell’anno in corso sono stati recuperati 635 milioni di euro, ma, se allarghiamo il confronto con il primo semestre 2019, mancano all’appello ancora 249,2 milioni di euro.

IL COVID NON HA FERMATO LA VOGLIA DI BIRRA DEGLI ITALIANI, CHE “SCOPRONO” LA BIRRA IN CASA
A segnare il passo è soprattutto il fuori casa. L’universo di bar pub, ristoranti e pizzerie, che rappresenta il canale dove il settore della birra genera, da sempre, più valore condiviso (4.385 milioni di euro), è anche quello dove si concentrano la quasi totalità delle perdite per effetto dello stop imposto dal Covid (-1.639 milioni di euro).
In questo anno e mezzo difficile non è però venuta meno la voglia di birra degli italiani: l’aumento degli acquisti di birra nella GDO (da 1.364 mln a 1.877 il valore condiviso del canale domestico) è tra le poche note positive di un anno difficile, per magnitudo (+38%), ma anche per quello che rappresenta E sembra che le nuove occasioni di consumo domestiche abbiano aperto alla birra una nuova dimensione, che va oltre l’isolamento forzato e le chiusure dei luoghi del fuori casa dei mesi scorsi.

BIRRA RIMANE COMPARTO STRATEGICO. GENERA RICCHEZZA E OCCUPAZIONE PER IL PAESE
Anche nelle difficoltà la birra continua ad essere un comparto strategico dell’Italia alimentare. Gli 8,1 miliardi di euro di valore condiviso creati dall’industria della birra nel 2020 corrispondono a mezzo punto percentuale (0,49%) del nostro PIL e al 60% del valore alla produzione del settore delle bevande alcoliche.
In particolare, la birra può e deve essere motore della ripresa del Paese perché non ha portato ricchezza solo a chi la produce: ogni euro di birra venduta ne genera 5,4 lungo l’intera filiera. Ne hanno beneficiato soprattutto le fasi a valle e a monte della filiera… e lo Stato. Distribuzione e vendita hanno fatto la parte del leone (6.262 milioni di euro), mentre la filiera della birra ha portato un buon contributo alle casse dello Stato: 3.768 milioni di euro tra Iva, imposte e contributi sul reddito e sul lavoro. Inoltre, la filiera della birra ha distribuito 2.381 milioni di euro di salari, dando lavoro a oltre 93mila famiglie, con un valore di circa 30 occupati per ogni addetto alla produzione.

QUALITÀ, BIRRE DI TERRITORIO, CULTURA DI PRODOTTO: ECCO COME HEINEKEN “VEDE” LA RIPRESA
A tracciare la strada della rinascita da un anno estremamente difficile è HEINEKEN Italia, azienda presente nel nostro Paese dal 1974 puntando sulla valorizzazione di birre locali che hanno una tradizione e un posto speciale nel cuore delle persone. Tanto che oggi per ogni tre birre stappate dagli italiani una è prodotta da HEINEKEN nei suoi birrifici in Italia. E oggi, attraverso le parole del suo AD Wietse Mutters, rivela tendenze e sviluppi futuri per il mercato italiano, un unicum in Europa.
Gli italiani sono sempre più curiosi verso il mondo della birra, che consumano principalmente a pasto o a ridosso del pasto. Qualità, differenziazione e cultura della birra sono le parole chiave per che contraddistinguono il fenomeno birra in Italia, e sono anche quelle per sostenerne la ripresa e far tornare a crescere la categoria. Per sviluppare la cultura della birra e promuovere il consumo responsabile da anni collaboriamo con i professionisti del fuori casa, proprio quelli che inseriscono la birra nella loro offerta gastronomica e raccontano agli italiani la storia, gli ingredienti, la naturalità, la ricchezza dei gusti, gli abbinamenti, il servizio di questa bevanda straordinaria.” Il gradimento degli italiani per birre regionali e di territorio è anche riflesso degli investimenti compiuti da HEINEKEN per valorizzare realtà e marchi storici. Secondo Mutters, “Abbiamo scelto di puntare su due birre locali come Ichnusa e Birra Messina, che sono diventate fenomeni nazionali, mentre Birra Moretti è diventato un ‘global brand’, presente in circa 60 paesi.

ZERO PREGIUDIZI E APPROCCIO MEDITERRANEO: ITALIA LABORATORIO DELLA BIRRA IN EUROPA
Mutters evidenzia che alcune caratteristiche del mercato italiano possono tracciare il futuro della birra in Europa: “Il mercato italiano è unico perché giovane e aperto alle novità e alle sperimentazioni. Accanto al ritorno graduale ai luoghi della socialità, che rimane essenziale per il nostro mondo, la crescita del consumo di birra a casa apre ulteriori prospettive e potenzialità, che stiamo osservando con interesse e su cui stiamo già lavorando. L’Italia è un vero e proprio laboratorio che ci stimola a innovare e a puntare sulla qualità. Negli ultimi mesi abbiamo lanciato una nuova birra, la Moretti Filtrata a freddo. E continueremo anche in futuro a sviluppare nuovi gusti che intercettano e anticipano le tendenze della birra, come le birre light e le analcoliche.

NEL MONDO HEINEKEN: LEADERSHIP COLLETTIVA E BIRRIFICI PIU’ “VERDI”
Leadership collettiva e valorizzazione delle “persone HEINEKEN” sono al centro della strategia di crescita su cui HEINEKEN punta per “dialogare” in modo efficace con un beer lover così unico e dinamico come quello italiano. E a proposito di leadership, il prossimo passo è incentivare la sostenibilità degli asset produttivi in Italia: secondo Mutters, “è un obiettivo che perseguiamo da tempo. Continueremo a migliorare l’efficienza energetica dei nostri birrifici, con l’obiettivo di raggiungere la carbon neutrality in produzione entro il 2030 e su tutta la catena del valore entro il 2040. Siamo la prima azienda birraria al mondo a porsi un simile obiettivo”.

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L’Osservatorio Birra nasce come punto di osservazione sul mondo della birra, con l’obiettivo di analizzare il ruolo e l’impatto della filiera sul panorama economico e culturale italiano. Promosso dalla Fondazione Birra Moretti, produce analisi, studi e ricerche sul mercato, l’industria, il consumo e il futuro della bevanda più diffusa al mondo.

La Fondazione Birra Moretti, costituita nel 2015 da HEINEKEN Italia e Partesa, opera senza fine di lucro e ha lo scopo di migliorare la conoscenza della birra in Italia, diffondendone la cultura e abbinamenti gastronomici, coerenti con lo stile alimentare italiano e con un consumo di birra intelligente e moderato. La Fondazione Birra Moretti è una Fondazione di Partecipazione. Porta avanti il suo lavoro con il contributo di operatori del settore, sommelier, ristoratori, chef e di quanti condividono la passione per la birra o nutrono interesse per le opportunità che essa può offrire per sostenere la crescita e il benessere del Paese, e decideranno di diventarne sostenitori.

Althesys Strategic Consultants è una società professionale indipendente specializzata nella consulenza strategica e nello sviluppo di conoscenze. Guidata dal professor Alessandro Marangoni, è attiva nelle aree dell’analisi strategica, della ricerca economicofinanziaria e della sostenibilità. Ha una profonda conoscenza dei settori ambientali, energetici, delle public utilities e agro-alimentari. I think tank IREX nel settore dell’energia, Top Utility nel comparto delle public utility e WAS in quello della gestione ambientale e del riciclo sono punti di riferimento e occasioni di confronto per gli operatori dei rispettivi settori. Althesys realizza studi e ricerche a livello nazionale e internazionale per conto di primarie imprese e istituzioni.

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9^ Ricerca: Una birra e poi si vede

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ECCO LA FELICITÀ NEW NORMAL DEGLI ITALIANI

Una ricerca dell’Istituto Piepoli per Osservatorio Birra rivela comportamenti e attese degli italiani verso l’estate e le riaperture:
• Nell’estate dei viaggi brevi (o del tutto assenti), i luoghi della convivialità sono al centro del tempo condiviso e dei momenti di leggerezza degli italiani, in particolare ristoranti e pizzerie.
• La birra (61%) è stata la bevanda più consumata nei mesi delle riaperture di bar, pub e ristoranti, più del vino (38%) e del caffè (43%).
• I beer lover guidano il ritorno del fuoricasa all’italiana che si fa sempre più spumeggiante ma resta mediterraneo: i 7 italiani su 10 che bevono birra lo fanno solo a pasto e sempre in compagnia.
• Per gli addetti ai lavori dell’Ho.Re.Ca., rappresentati dai professionisti di Noi di Sala, la birra sarà protagonista della ripresa del settore.

Una serata al ristorante con gli amici, davanti a una birra, distanziati e sicuri… leggeri. È la ricetta della felicità come se la immaginano gli italiani per l’estate 2021. In questa fase di tentativi di ritorno alle vecchie abitudini, anche i desideri degli italiani sono più raggiungibili: come era prevedibile, in cima alla lista delle “prime cose che vogliono tornare a fare in compagnia” c’è il sogno di un viaggio con gli amici (31%)… ma subito dopo, per circa 1 italiano su 4 (23%), il piacere più grande è andare al ristorante/pizzeria con gli amici o passare una serata insieme davanti a una birra (23%).

Sono queste le principali evidenze di uno studio commissionato da Osservatorio Birra all’Istituto Piepoli, che mostra attese e speranze degli italiani verso l’estate e le riaperture, dopo mesi di convivenza con coprifuoco e distanziamento sociale. La ricerca “Il nuovo fuori casa degli italiani”, realizzata su un campione di 1.000 italiani maggiorenni rappresentativo della popolazione 18-64 anni, mostra che la voglia di tornare ad uscire e incontrarsi è comprensibilmente tanta, con la consapevolezza che questo ritorno alla socialità perduta andrà conquistato e mantenuto con responsabilità.

Lo conferma l’atteggiamento prudente degli italiani verso l’estate in corso, il momento dell’anno in cui di solito ci sentiamo più aperti verso gli altri. 6 su 10 prenderanno degli accorgimenti per una vacanza più sicura: nel dettaglio, propendono per viaggi brevi (21%), oppure per stare insieme ad amici o famiglia nella casa di proprietà o affittata per l’occasione (32%). Ma 2 italiani su 10 (19%) hanno scelto di non andare in vacanza, rimandando al futuro partenze ed eventuali incontri poco distanziati.

Prudenza sì, ma anche tanta voglia di normalità nel quotidiano, in particolare nei luoghi del fuori casa. È un desiderio diffuso, ma particolarmente sentito tra i consumatori di birra, che dimostrano una voglia al di sopra della media di riconquistare la convivialità ed i momenti extradomestici condivisi con amici e famigliari. In generale, la quasi totalità degli italiani (92%) ritiene importante tornare a condividere il tempo libero fuori casa. Ma nei mesi di restrizioni sono gli appassionati di birra ad aver sentito più di tutti (l’82% contro il 69% dei non consumatori), la mancanza di luoghi di aggregazione come bar, ristoranti, pizzerie, pub e locali. E saranno sempre loro il motore della ripartenza del fuori casa. Quasi 8 beer lover su 10 (78%) dichiarano che passeranno più tempo condiviso al di fuori delle mura domestiche nei prossimi mesi, contro il 71% dei non consumatori.

BIRRA, LA BEVANDA SOCIALIZZANTE PIU’ AMATA NEI MESI DI RIAPERTURE, BATTE VINO E CAFFE’
Un dato dimostra quanto la birra sia il trait d’union della riconquista del fuori casa: Con il 61% delle preferenze, la birra, bevanda leggera, versatile e poco alcolica, è stata la più consumata in questo periodo di graduali riaperture, davanti a caffè (43%), acqua (34%) e vino (38%). E, nelle intenzioni degli italiani, resterà la più bevuta fuori casa anche nei prossimi mesi, doppiando, con il 67% delle preferenze, caffè (28%), aperitivi e cocktail (24%). Alle dichiarazioni dagli italiani fa eco la conferma dagli addetti ai lavori dell’Ho.Re.Ca.: se è attorno a una birra stiamo ricostruendo il nostro stare insieme, questa bevanda può essere un ingrediente strategico anche per la ripresa dei luoghi del fuori casa. Parliamo di migliaia di ristoranti, pizzerie, trattorie, bar, pub, altri locali, nei quali questa bevanda ha un peso strategico sempre più rilevante.

7 SU 10 CONSUMATORI ABITUALI DI BIRRA, GLI ITALIANI LA BEVONO SEMPRE A PASTO E IN COMPAGNIA
Come stanno vivendo il cambiamento di questi mesi i consumatori di birra? Per questa fetta del paese che rappresenta circa il 70% della popolazione maggiorenne, la birra si conferma un piacere conviviale. 9 consumatori su 10 (92%) la bevono sempre a pasto o a ridosso del pasto. La cena è l’occasione di consumo più gettonata (78%, con punte tra gli over 35), davanti ad aperitivo e dopocena (rispettivamente (18% e 21%, specie tra i più giovani). Con una costante: la birra si beve sempre in compagnia, che siano amici (54%) o famiglia (41%).
In casa o fuori casa? Interrogatisul dove berranno la loro bevanda preferita durante l’estate 2021, in generale gli italiani non si schierano, perché il momento “giusto” per una birra prescinde dal contesto di consumo. Di certo, con la possibilità di tornare a frequentare bar, pub, ristoranti, e pizzerie, la maggioranza (6 beer lover su 10) ne aumenterà le occasioni di consumo fuori casa. Andando quindi a colmare quei momenti di socialità quotidiana che tanto sono mancati in questi mesi di restrizioni: nell’ordine, “la serata pizza & birra fuori casa” (38%), o “le uscite con gli amici davanti a una birra” (35%). Le citazioni per “il piacere di una birra alla spina servita al tavolo” (16%), e “tornare a scoprire nuove birre nel proprio locale preferito” (5%) confermano l’importanza dei luoghi del fuori casa per fare cultura di prodotto.

RISTORANTI, PIZZERIE E PUB I LUOGHI SIMBOLO DELLA BIRRA, AUMENTA LA CULTURA DI PRODOTTO
A conferma della dimensione conviviale in cui noi italiani collochiamo la birra, ristoranti e pizzerie (49%) sono il luogo simbolo del fuori casa associato alla birra (specie tra gli over 35), davanti al pub (27%, ma il favorito tra i più giovani), bar e altri locali (11%). A riprova della versatilità della birra, una percentuale analoga di appassionati associa questa bevanda anche a situazioni di consumo en plein air: in spiaggia, al parco o comunque in luoghi in mezzo alla natura.

Secondo la ricerca, per gli appassionati la birra è simbolo dei momenti sociali fuori casa (26%). E c’è un 16% che la considera addirittura imprescindibile in luoghi come ristoranti, pizzerie, pub, bar e altri locali. Per questo, il 54% degli intervistati ritiene che la birra possa essere un ingrediente fondamentale per aiutare la ripresa del fuori casa.

ANCHE PER GLI ADDETTI AI LAVORI LA RIPRESA DEL FUORI CASA RUOTA ATTORNO ALLA BIRRA
Che la birra, ed i suoi estimatori, siano un elemento cardine per la ripresa del settore del fuori casa lo sostengono anche i professionisti dell’Ho.Re.Ca. che, dopo un anno di chiusure, colori, distanziamento sociale e coprifuoco che hanno messo a dura prova i 250mila pubblici esercizi del Belpaese, confidano nella bella stagione. La conferma arriva da una survey che Osservatorio Birra ha somministrato agli associati di Noi di Sala, che raggruppa i professionisti italiani d’eccellenza della sala e della cantina per scoprire il ruolo della birra nel business dei pubblici esercizi e quale sarà il futuro della birra nel fuori casa.

Secondo gli addetti ai lavori, birra, socializzazione e punti di consumo sono legati a doppio filo. Per il 60% degli intervistati, la birra ha un ruolo centrale nella propria offerta e, di questi, il 22% sostiene che nel 2021 sarà sempre più richiesta. Un intervistato su 2 (55%) conferma che “l’arrivo dell’estate segna l’aumento del consumo di birre”, ma scopriamo anche che la domanda viaggia di pari passo con una maggiore cultura di prodotto: in particolare, aumentano i clienti attenti alsuo servizio (25%) e la richiesta di birre speciali (22%).

Non è un caso, quindi che per il 25% degli intervistati afferma che una parte importante dei propri ricavi deriva dalla birra. E il 47% stima che da qui ai prossimi 5 anni la birra potrebbe avere un peso ancora superiore sulla ripresa e sui loro introiti futuri.

REGGIANI: CULTURA DI PRODOTTO, COLLABORAZIONE E FORMAZIONE PER UN RINASCIMENTO DEL FUORICASA ITALIANO
“Nel nuovo modo di socializzare fuori casa, che deve soddisfare una rafforzata necessità di leggerezza e spensieratezza, la birra sarà protagonista, afferma Massimo Reggiani, Vicepresidente di Fondazione Birra Moretti e Amministratore delegato di Partesa.
Una voglia di stare insieme che noi dovremo assolutamente favorire nel rispetto di tutte le attenzioni che ancora saranno necessarie…senza eccessi, ma con tanta spontaneità e felicità. Ecco perché la birra è uno dei simboli più semplici e rappresentativi di questa fase di ritorno alla socialità. Lo è nell’immaginario e nel quotidiano dei consumatori, ma anche e soprattutto per i gestori di locali e ristoratori, che nella birra vedono una leva importante per la ripresa nei prossimi anni e sono figure fondamentali per promuovere la conoscenza di questa bevanda, gli abbinamenti gastronomici, un consumo intelligente e moderato.
La risalita non è facile – aggiunge Reggianie la ricerca dimostra come tornare a vivere il fuori casa sia un desiderio forte, che deve comunque fare i conti con una situazione economica ancora in divenire. In questi mesi di profonda difficoltà e in questo contesto ancora incerto, il nostro impegno principale è quello di essere al fianco dei professionisti dell’Ho.Re.Ca. che vogliono trovarsi pronti a cogliere le opportunità della ripresa, attraverso un continuo supporto anche formativo e un dialogo costante. Affinché insieme si possa dare vita a un vero ‘rinascimento’ del Fuoricasa italiano”.

GRAFFIGNA: QUELLA GIOIA SOCIALE E CONVIVIALE DEL FUORICASA, CEMENTATA DALLA BIRRA…
Che l’uomo sia un animale sociale non è un luogo comune. Il rapportarsi all’altro è fondamentale per un corretto sviluppo psicologico, ma anche per l’apprendimento e la memoria, sostiene Guendalina Graffigna, professoressa ordinaria di psicologia dei consumi e della salute e membro del Comitato Scientifico di Fondazione Birra Moretti. “In Italia una parte importante dello stare insieme è legata alla convivialità e al fuori casa. Facciamo del consumo di cibo e bevande un atto sociale e inclusivo, da condividere con amici, famiglia, colleghi di lavoro. Questa ricerca mostra il difficile equilibrio psicologico che gli italiani stanno cercando tra voglia di socialità e svago e senso di responsabilità sociale nella prevenzione del COVID19. I luoghi del mangiare fuoricasa evocano questa dimensione esperienziale e di contatto con l’altro, … per questo ci mancano tanto. Non usciamo solo per mangiare o bere, ma per farlo insieme. La birra, leggera e poco alcolica è una gioia sociale che si inserisce perfettamente in questo contesto di assaggio e consumo a pasto tipicamente mediterraneo. Altrove, penso ai paesi del Nordeuropa, si beve alcol alla ricerca dello sballo e dell’eccesso. E la birra viene bevuta più spesso in solitudine e fuori pasto, anche nei luoghi di aggregazione.

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L’Osservatorio Birra nasce come punto di osservazione sul mondo della birra, con l’obiettivo di analizzare il ruolo e l’impatto della filiera sul panorama economico e culturale italiano. Promosso dalla Fondazione Birra Moretti, produce analisi, studi e ricerche sul mercato, l’industria, il consumo e il futuro della bevanda più diffusa al mondo.

La Fondazione Birra Moretti, costituita nel 2015 da HEINEKEN Italia e Partesa, opera senza fine di lucro e ha lo scopo di migliorare la conoscenza della birra in Italia, diffondendone la cultura e abbinamenti gastronomici, coerenti con lo stile alimentare italiano e con un consumo di birra intelligente e moderato. La Fondazione Birra Moretti è una Fondazione di Partecipazione. Porta avanti il suo lavoro con il contributo di operatori del settore, sommelier, ristoratori, chef e di quanti condividono la passione per la birra o nutrono interesse per le opportunità che essa può offrire per sostenere la crescita e il benessere del Paese, e decideranno di diventarne sostenitori.

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8^ Ricerca: Detassazione per rilanciare il fuori casa

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BIRRA, NEL 2020 PERSI 1,6 MILIARDI DI EURO E 21MILA POSTI DI LAVORO
IL SETTORE CHIEDE UNA DETASSAZIONE PER RILANCIARE IL FUORI CASA

Il valore condiviso creato dalla birra in Italia nel 2019 ha sfiorato i 10 miliardi di euro, confermandosi filiera strategica della nostra economia per ricchezza e occupazione generate.
L’effetto devastante della pandemia: nel 2020, in appena 6 mesi, -1,6 miliardi di valore condiviso, con una perdita di circa 21.000 posti di lavoro lungo l’intera filiera, soprattutto nel fuori casa.
Riduzione accise e sostegno all’Ho.Re.Ca. sono le proposte del settore della birra, che non vuole rinunciare a proporsi come pilastro per affrontare la crisi dell’out of home.
Wietse Mutters, AD HEINEKEN Italia: “Sosteniamo le richieste al Governo di AssoBirra perché il settore torni trainante per la ripresa del Paese”.

Oggi possiamo dire, a posteriori, che la “primavera della birra” era diventata una vera e propria estate: una filiera strategica per il Paese che nel 2019 generava quasi 10 miliardi di euro (9.483 milioni di euro) di valore condiviso, dando lavoro a 108 mila famiglie (+18% rispetto al 2017) e versando contributi allo stato per 4,5 miliardi di euro (+8% in 3 anni). A partire da marzo e con il lockdown è arrivata la “gelata” che ha fatto indietreggiare il valore condiviso del settore birra di quasi 1,6 miliardi, con una perdita di circa 21.000 posti di lavoro lungo l’intera filiera in appena 6 mesi. Ma il comparto non vuole rinunciare a proporsi come possibile motore della ripresa del fuori casa, di cui la birra, in virtù della sua ampia marginalità, è un elemento chiave, e chiede allo Stato di ripensare la fiscalità, riducendo accise ed Iva e permettere così quegli investimenti per un possibile rilancio.

I dati, che fotografano l’andamento del settore nel 2019 e nei primi 6 mesi del 2020, evidenziando un “prima” e un “dopo” Covid-19, sono stati diffusi dall’Osservatorio Birra con la presentazione del 4° Rapporto “La creazione di valore condiviso del settore della birra in Italia”, realizzato da Althesys. Per calcolare il valore condiviso, lo studio ha analizzato tutte le fasi della filiera della birra (approvvigionamento materie prime, produzione, logistica, distribuzione e vendita), considerando gli effetti diretti (valore aggiunto, contribuzione fiscale, occupazione, ecc.) delle attività dell’industria birraria italiana, quelli indiretti e indotti, le ricadute degli investimenti pubblici.

LA PRIMAVERA DELLA BIRRA, IL BOOM DAL 2009 AL 2019 (PRODUZIONE +35%)
La birra è arrivata a fine 2019 forte di una crescita durata praticamente 10 anni: +35% dal 2009 (17,2 milioni di ettolitri), con il 36,1% dei consumi concentrati nell’Ho.Re.Ca. e una quota, addirittura, del 63% del valore condiviso che fa capo a bar, hotel, ristoranti e pizzerie, in virtù di un notevole valore aggiunto.
Nel 2019 il valore condiviso creato dall’industria della birra in Italia ha sfiorato i 10 miliardi di euro (9.483 milioni di euro, +3% rispetto al 2019). A cosa corrispondono 10 miliardi? Parliamo di un mezzo punto percentuale (0,53%) del nostro PIL, del 21% del valore del recovery fund per il biennio 2021-2022 e del 72% del valore alla produzione del settore delle bevande alcoliche. La birra non ha portato ricchezza solo a chi la produce, anzi, ne hanno beneficiato soprattutto le fasi a valle e a monte della filiera… e lo Stato. Distribuzione e vendita hanno fatto la parte del leone (7.388 milioni di euro), mentre la primavera della birra ha portato un buon contributo alle casse dello Stato: 4.552 milioni di euro tra Iva, imposte e contributi sul reddito e sul lavoro, con una crescita del +8% rispetto a 3 anni prima. Ha permesso anche di distribuire 2.698 milioni di euro di salari e di dare lavoro, lungo la filiera, a 108.338 famiglie (con un valore di 31,4 occupati per ogni addetto alla produzione), registrando un aumento del +18% nella capacità di dare occupazione rispetto al 2017.

LO STOP IMPOSTO DAL COVID-19: IN 6 MESI PERSI 1,6 MILIARDI E 21MILA POSTI DI LAVORO
Con l’arrivo del virus è cambiato tutto: da marzo a giugno 2020 la produzione ha subito una battuta d’arresto del -22%, con picchi, tra marzo e maggio, del -30%, e una timida ripresa a luglio (+8%) e agosto (+2%). Di riflesso, anche il valore condiviso è crollato, nel primo semestre 2020, del -22,7% (circa 900 milioni di euro) rispetto al primo semestre 2019 e del -34,2% rispetto al potenziale stimato (quasi 1,6 miliardi di euro), visto che i primi due mesi dell’anno seguivano il trend positivo degli ultimi anni, registrando un aumento della produzione del +7 e del +12%. La perdita di quasi 1,6 miliardi di euro (1.564) va a penalizzare soprattutto distribuzione e logistica, con l’Ho.Re.Ca. che da sola perde 1.373,9 milioni di euro. Il che significa anche 21.016 posti di lavoro persi lungo la filiera.

IL COVID NON HA FERMATO LA VOGLIA DI BIRRA DEGLI ITALIANI (GRAZIE ALL’IMPEGNO DEI PRODUTTORI)
In questi mesi difficili non è però venuta meno la voglia di birra degli italiani: non solo è stata la bevanda più consumata nel lockdown e nei mesi estivi, ma per il 48% degli italiani birra vince la Palma d’oro di bevanda socializzante per eccellenza, come rilevato dallo studio di Osservatorio Birra “La birra specchio della socialità dal pre al post Covid-19”. E i produttori di birra, con un importante sforzo logistico, hanno messo in sicurezza i dipendenti per mantenere “accesi” i birrifici e garantire alla GDO regolare fornitura di prodotto. Ma il sostanziale blocco del canale Ho.Re.Ca. non è stato compensato dalle vendite del canale moderno.

La conferma arriva da Wietse Mutters, Amministratore Delegato di HEINEKEN Italia, azienda presente nel nostro Paese dal 1974, dove ha portato ricchezza e occupazione puntando sulla valorizzazione di birre locali che hanno una tradizione e un posto speciale nel cuore delle persone. “La birra, bevanda socializzante per eccellenza, è stata colpita alla crisi proprio nel suo momento di massima espansione. La situazione è preoccupante e parte dal fuori casa, dove le prospettive sono incerte e migliaia di operatori sono in crisi, ma tutta la filiera ne risente a monte passando dall’industria fino ad arrivare all’agricoltura. Per guardare al futuro con più fiducia, sosteniamo le richieste al Governo di AssoBirra perché il settore torni trainante per la ripresa del Paese.

FUORI CASA: 7 ADDETTI SU 10 INVESTIREBBERO NELL’IMPRESA I BENEFICI DI UNA MINORE ACCISA SULLA BIRRA
Un appello a ripensare la fiscalità della birra arriva anche dal resto della filiera, in particolare Ho.Re.Ca. e distribuzione, non considerando adeguati gli aiuti ricevuti in questi mesi.
Un sondaggio somministrato da Fondazione Birra Moretti a 135 soggetti tra proprietari e lavoratori dell’Ho.Re.Ca. e del settore della distribuzione indica che circa il 15% delle aziende è stata costretta a licenziare, percentuale che sale a 19,2% nel caso del solo Ho.Re.Ca..
Per il 40% del campione, gli aiuti non sono stati per nulla adeguati, mentre il 70% di chi lavora nell’Ho.Re.Ca. investirebbe volentieri nell’impresa i benefici di una minore accisa. Per poter sopravvivere, chiedono infatti: agevolazione sugli spazi, riduzione dell’Iva e dell’accise, incentivi per impianti sulla birra in fusto, agevolazioni sul vuoto a rendere e sulla mobilità.
Un diverso sistema di tassazione della birra potrebbe permettere quegli investimenti che servono a rilanciare l’out of home, un settore che altrimenti rischia di veder chiusi, nei prossimi mesi, circa 50 mila locali che attualmente danno lavoro a 350 mila persone (Fonte Fipe Confcommercio).

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L’Osservatorio Birra nasce come punto di osservazione sul mondo della birra, con l’obiettivo di analizzare il ruolo e l’impatto della filiera sul panorama economico e culturale italiano. Promosso dalla Fondazione Birra Moretti, produce analisi, studi e ricerche sul mercato, l’industria, il consumo e il futuro della bevanda più diffusa al mondo.

La Fondazione Birra Moretti, costituita nel 2015 da HEINEKEN Italia e Partesa, opera senza fine di lucro e ha lo scopo di migliorare la conoscenza della birra in Italia, diffondendone la cultura e abbinamenti gastronomici, coerenti con lo stile alimentare italiano e con un consumo di birra intelligente e moderato. La Fondazione Birra Moretti è una Fondazione di Partecipazione. Porta avanti il suo lavoro con il contributo di operatori del settore, sommelier, ristoratori, chef e di quanti condividono la passione per la birra o nutrono interesse per le opportunità che essa può offrire per sostenere la crescita e il benessere del Paese, e decideranno di diventarne sostenitori.

Althesys Strategic Consultants è una società professionale indipendente specializzata nella consulenza strategica e nello sviluppo di conoscenze. Guidata dal professor Alessandro Marangoni, è attiva nelle aree dell’analisi strategica, della ricerca economicofinanziaria e della sostenibilità. Ha una profonda conoscenza dei settori ambientali, energetici, delle public utilities e agro-alimentari. I think tank IREX nel settore dell’energia, Top Utility nel comparto delle public utility e WAS in quello della gestione ambientale e del riciclo sono punti di riferimento e occasioni di confronto per gli operatori dei rispettivi settori. Althesys realizza studi e ricerche a livello nazionale e internazionale per conto di primarie imprese e istituzioni.

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7^ Ricerca: Birra, regina della socialità responsabile

By Osservatorio Birra

È LA BEVANDA PIÙ CONSUMATA DEL LOCKDOWN E DELLA RIPRESA
PER 1 ITALIANO SU 2 È IL VERO SIMBOLO DELLO STARE IN COMPAGNIA

Una ricerca Istituto Piepoli per l’Osservatorio Birra rivela come gli italiani stanno riconquistando la socialità: per 7 su 10 la nuova normalità sarà più sicura e distanziata, 3 su 10 restringeranno la cerchia di amici. Ma nessuno rinuncia a una birra in compagnia, che batte il caffè come nuovo simbolo dello stare insieme all’italiana.
Il lockdown non frena la Primavera della birra ma la indirizza verso le birre speciali e legate al territorio, nuovi formati, corsi di formazione e campagne per il consumo responsabile e distanziato.
Marino Niola: la birra è “la” bevanda sociale, da secoli simbolo di amicizia e condivisione.

È stata una fedele compagna nei lunghi mesi del lockdown ed è riuscita a creare socialità anche quando la socialità sembrava sospesa. La birra vince la Palma d’oro di bevanda socializzante per eccellenza per il 48% degli italiani, battendo un’istituzione come il caffè (14%), ma anche il vino rosso (10%), lo spumante (8%) e il vino bianco (5%). Una inedita sfaccettatura del “new normal” degli italiani rivelata dalla settima ricerca dell’Osservatorio Birra, che ha intercettato nuove rotte, abitudini ed esigenze con cui i nostri connazionali stanno ritrovando la socialità dopo l’isolamento. Lo studio “La birra specchio della socialità dal pre al post Covid-19”, realizzato dall’Istituto Piepoli su un campione di 1.000 italiani maggiorenni rappresentativo della popolazione 18-64 anni, evidenzia una costante: cambiano stili di vita e modi di socializzare, magari in una dimensione più intima e domestica e con più attenzione nelle uscite fuori casa, ma sempre intorno ad una birra.

Secondo l’indagine, la socialità resta importante per 8 italiani su 10, ma 7 su 10 sanno che niente sarà più come prima e che lo stare con gli altri andrà riconquistato in sicurezza. E i nostri connazionali hanno già recepito le indicazioni delle Istituzioni per una “nuova normalità” nello stare con gli altri: mai senza mascherina (65%), per rispettare noi e gli altri, alla giusta distanza (52%) e se possibile all’aperto (19%). Prevedono un forte impatto di regole ferree soprattutto nei locali al chiuso (39%) e pensano di risolvere il problema selezionando gli amici e restringendo la cerchia di quelli da frequentare con maggiore frequenza (30%). Ma per quante incognite ci siano ancora oggi, per tutti o quasi (93%), anche in futuro, ci sarà sempre spazio per godersi, in sicurezza, una birra in compagnia.

Nei mesi scorsi campagne di comunicazione come #socialiseresponsibly di HEINEKEN hanno fatto vedere cosa significa e come cambia la socialità nell’era Covid. Da questo spunto Osservatorio Birra ha preso ispirazione per capire in che modo gli italiani hanno espresso la loro socialità in questi mesi e che ruolo ha avuto la birra. Scoprendo così che pur di non perdere del tutto la compagnia e il tempo con amici e affetti, gli italiani hanno già fatto qualche rinuncia e sono disposti a continuare a farlo, nel segno di una responsabilità e consapevolezza che lascia ben sperare anche per una ripresa del fuori casa. L’indagine ci dice inoltre che il piacere conviviale e sociale di consumare birra è talmente radicato che “prendiamo una birra insieme”, è ormai il nuovo “ne parliamo davanti a un caffè”, simbolo dello stile di vita italiano.

A PASTO E IN FAMIGLIA, LA NUOVA DIMENSIONE DOMESTICA DELLA BIRRA (CHE ORA PUNTA AL FUORI CASA)

Nel 2020, per forza di cose, l’emergenza Covid-19 ha spostato il baricentro della socialità che ruota attorno a una birra tra le mura domestiche: il 65% degli italiani ha spostato i consumi prevalentemente in casa, mentre il 35% (solo tra i 24-30 si arriva al 51%) continua a preferire il fuori casa per sorseggiare una birra. In questi mesi gli italiani hanno bevuto birra soprattutto in famiglia (64%), rispetto al 23% di condivisione con gli amici e a un 13% di consumo (forzato, per i single) in solitudine.  

Nonostante i limiti che hanno reso difficile approvvigionarsi di birra come di altri beni, il lockdown ha fatto prima flettere (per il 12% degli italiani) il consumo di birra, ma già da giugno a oggi per l’11% degli italiani i consumi sono stati in crescita, compensando quanto perso nei mesi prima.

Il Coronavirus non ha cambiato l’approccio consapevole e responsabile degli italiani verso la birra: la cena (74%) e il dopocena (19%) si confermano le occasioni di consumo preferite negli ultimi mesi, ma risultano in crescita rispetto al passato anche pranzo (10%) e aperitivo (14%). Il consumo a pasto guida anche la ripresa della birra nel fuori casa, dove pizzerie (46%) e ristoranti (30%) precedono pub (29%), bar (27%) e altre tipologie di locali (10%).

Un dato simbolico: la birra è stata – per il 71% degli italiani – la bevanda più consumata nelle lunghe settimane di segregazione in casa e in questi primi mesi di libertà (quasi) riconquistata, assieme all’acqua (71%) e davanti a caffè (69%), tè (41%), vino rosso (39%) e bibite gassate (34%).

IN LOCKDOWN 1 ITALIANO SU 3 HA PROVATO NUOVE BIRRE. PIACCIONO LE SPECIALI LEGATE AL TERRITORIO

Più che birra… birre: le preferite dagli italiani sono sempre le chiare classiche (79%), ma dai giorni del lockdown a oggi sono molto cresciute le speciali (44%, rispetto al 30% dei mesi di chiusura in casa). Effetto, probabilmente, di un’attitudine a provare nuove tipologie o birre speciali che in quel periodo ha interessato il 35% degli italiani, con punte del 43% tra i giovani.

Tra i motivi di questo boom, per il 46% degli italiani, con punte del 60% tra i consumatori più giovani, i mesi di isolamento hanno fatto crescere la voglia di “evasione” anche attraverso la degustazione di birre regionali e legate al territorio. Tra gli altri driver del consumo nei prossimi anni, birre realizzate in modo responsabile e sostenibile per l’ambiente e il territorio (28%), mentre per gli under 30 la birra new normal ruoterà attorno a esperienze di consumo alternative, come i piccoli formati, perfetti per assaggiare la birra anche in pausa pranzo e sempre alla temperatura giusta, o i fusti per spillatura domestica (20%), per replicare l’iconicità del servizio anche a casa.

IL COVID NON FERMA LA PRIMAVERA DELLA BIRRA, BEVANDA CHIAVE PER IL RILANCIO DELL’HO.RE.CA.

Il Covid-19 non ha fermato la “Primavera della birra”, e cioè la voglia di sperimentare gusti, stili e tipologie di questa bevanda millenaria che negli ultimi anni ha visto ampliare la base di consumatori e consumatrici nel nostro Paese. E infatti il settore della birra è vicino agli italiani anche nella “scoperta” della nuova normalità, grazie, per esempio, alla valorizzazione di realtà locali, espressione di territori e comunità, o all’offerta di nuove birre e formati, alcuni lanciati durante o subito dopo il lockdown. Ulteriore filone sono le attività per promuovere la conoscenza e la cultura della birra in Italia attraverso la formazione di appassionati e addetti ai lavori.

Il lockdown ha favorito la scoperta di nuove occasioni di consumo per la birra, come il pranzo in casa, ma ha anche messo in ginocchio l’Ho.Re.Ca., da sempre polo di riferimento per questa bevanda. Secondo il 3° Rapporto “La creazione di valore condiviso del settore della birra in Italia”, lanciato da Osservatorio BIrra a fine 2019, la produzione e commercializzazione della birra generava nel fuori casa un valore condiviso di oltre 6 miliardi di euro, che oggi sono a rischio. Oggi questo nuovo studio aggiunge che attorno a una ‘spina’ di birra ruotano gioia di vivere e di condivisione. La birra andrebbe sostenuta anche perché è la bevanda sociale che può aiutare a risorgere i luoghi della socializzazione (bar, ristoranti, pizzerie, pub, locali).

MARINO NIOLA: “BIRRA BEVANDA SOCIALE, DA SEMPRE SIMBOLO DI AMICIZIA E CONDIVISIONE”

Sull’importanza del valore socializzante della birra si pronuncia anche l’antropologo Marino Niola: la birra è stata ‘la’ bevanda sociale. Da sempre. Da che mondo è mondo, dove c’è birra c’è fermento e dove c’è fermento c’è convivialità, la base stessa della civiltà. Se in antichità il consumo di questa bevanda era legata a momenti di esaltazione rituale, nei secoli il suo vissuto si è evoluto come fattore di benessere quotidiano, di amicizia, di apertura all’altro. È per questo in fondo che viene considerata sacra. Perché bevendola insieme si celebra il legame sociale. Ecco perché, con la modernità, diventa la bevanda democratica, quella dei lavoratori, degli amici, dei compagni che condividono la fatica ma anche il riposo, lo svago, la festa.”

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FOCUS 1

BIRRA E NON SOLO: ECCO LA (NUOVA) SOCIALITÀ DEGLI ITALIANI

La settima ricerca dell’Osservatorio Birra di Fondazione Birra Moretti ha intercettato nuove rotte e modalità con cui gli italiani stanno ritrovando la socialità dopo i mesi di lockdown. L’indagine su nuove abitudini e esigenze del “new normal” evidenzia una costante: cambiano stili di vita e modi di socializzare, ma sempre intorno ad una birra.

Secondo la ricerca, realizzata dall’Istituto Piepoli, nemmeno l’emergenza Covid-19 è riuscita a spingere gli italiani a rinunciare a uno dei tratti più caratteristici del Belpaese: la socialità resta importante per il 78% dei nostri connazionali.

Durante il lockdown abbiamo ripiegato su una versione social… della socialità (il 75% ha utilizzato i social network per tenere viva l’amicizia e i rapporti), ma ora in molti (35% del campione) scalpitano per ritrovare un fuori casa in cui condividere il tempo con amici ed affetti.

Questa estate il 60% ha passato infatti meno tempo con gli altri (ma il 7% ne ha passato di più) e tuttora il 66% degli italiani esce meno di quanto non facesse nel passato. Le principali rinunce sono state: il non poter stare con gli altri senza pensieri e paure (45%), non poter fare una gita fuori porta (43%) non poter mangiare con amici e parenti e non lasciarsi andare a una serata “birra e poi si vede” (38%).

Il 71% sa che niente sarà più come prima, che la socialità andrà riconquistata in sicurezza, ma gli italiani hanno già recepito le indicazioni delle Istituzioni per una “nuova normalità” nello stare con gli altri: mai senza mascherina (65%), per rispettare noi e gli altri, alla giusta distanza (52%) e se possibile all’aperto (19%).

Se il 39% prevede un forte impatto di regole ferree soprattutto nei locali al chiuso, il 30% pensa di risolvere il problema selezionando gli amici e restringendo la cerchia di quelli da frequentare con maggiore frequenza.

Socializzare, infatti, non è tanto una questione di numeri: il 71% ritiene che non sia un sacrificio non poter stare in mezzo a tante persone, come in passato.

Resta comunque il fatto che gli italiani non possono fare a meno di un momento con gli amici (30%), di andare al ristorante/pizzeria (23%), di condividere una birra (11%) o un aperitivo (9%) in compagnia.

E per chi avesse ancora dubbi il 93% chiarisce senza tentennamenti… che anche in futuro, per quante incognite ci siano ancora oggi, ci sarà sempre spazio per godersi (in sicurezza) una birra in compagnia.

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FOCUS 2

ABBINAMENTI, FORMATI E NUOVE OCCASIONI DI CONSUMO:
10 CURIOSITÀ E NUOVE TENDENZE DELLA BIRRA IN ITALIA

  1. Maschio, tra i 30 e i 44 anni, residente nelle città del Nord Est, si concede una birra in media una volta a settimana: è l’identikit dell’appassionato di birra in Italia fotografato dalla ricerca Istituto Piepoli – Osservatorio Birra.
  2. Se 1 italiano su 2 lega la birra al classico abbinamento con la pizza, per i giovani la birra è anche adatta per un pasto speciale con qualcuno o per un aperitivo. Mentre per 1 italiano su 3 non serve un’occasione speciale per acquistare una birra.
  3. Negli ultimi mesi, la lontananza forzata da ristoranti pub e pizzerie ha dato al consumo di birra una dimensione domestica. 65% degli italiani ha spostato i consumi prevalentemente in casa, mentre il 35% (solo tra i 24-30 si arriva al 51%) continua a preferire il fuori casa.
  4. Anche a casa, gli italiani hanno cercato di rendere la degustazione un’esperienza gratificante: in questi mesi 1 consumatore su 2 (52%) l’ha sempre servita fredda al punto giusto, mentre il partito di chi la versa nel bicchiere di vetro (29%) batte quanti la sorseggiano direttamente dalla bottiglia (10%).
  5. A testimonianza che il Covid non ha frenato la curiosità verso questa bevanda, 2 consumatori su 3 (66%) gradirebbero essere guidati nella scelta delle birre, per imparare come degustarle e servirle. Mentre 1 su tre sostiene di essere già adeguatamente informato su stili e tipologie.
  6. A proposito dei benefit che in futuro gradirebbero ricevere da un produttore di birra, gli italiani, soprattutto tra gli under 30, vorrebbero avere a disposizione i consigli di un esperto, reale o virtuale (27%), sui migliori abbinamenti birra-cibo. E, più in generale, corsi e webinar sulla cultura della birra.
  7. Per 1 intervistato su 3 (il 35%, con punte del 43% tra i giovani) il lockdown è stato un momento per sperimentare nuove birre.
  8. Interrogati su quali saranno i simboli della nuova normalità (spesso più domestica) in ambito birrario, per 1 consumatore su 2 (46%) saranno le birre di territorio, legate per produzione o ingredienti a una determinata regione. Al secondo posto le “birre responsabili”, prodotte in modo sostenibile per ambiente e territorio (28%), mentre per i giovani under 30 votano (34%) anche i piccoli formati, perfetti per assaggiare la birra anche in pausa pranzo e sempre alla temperatura giusta, o i fusti per spillatura domestica (20%) per replicare l’iconicità di una birra alla spina anche a casa.
  9. Per 9 italiani su 10 Le birre sono adatte per un momento da condividere con gli amici e anche le consumatrici affermano che sono perfette per essere consumate a pasto
  10. A proposito di socialità, per gli italiani l binomio birra/amici evoca soprattutto l’estate: con gli amici davanti a un barbecue o, più romanticamente, in compagnia al chiaro di luna in terrazza.

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FOCUS 3

BIRRA BEVANDA SOCIALE, DA SEMPRE SIMBOLO DI AMICIZIA E CONDIVISIONE

Secondo una ricerca realizzata dall’Istituto Piepoli per l’Osservatorio Birra, la birra vince la Palma d’oro di bevanda socializzante per eccellenza per il 48% degli italiani, battendo un’istituzione come il caffè (14%), ma anche il vino rosso (10%), lo spumante (8%) e il vino bianco (5%). L’antropologo Marino Niola* rivela che da sempre dove c’è birra c’è fermento e dove c’è fermento c’è convivialità… che è la base stessa della civiltà.

“Tutti noi abbiamo bisogno di credere in qualcosa: io credo che fra poco mi farò una birra”. Le parole di Homer Simpson rivelano, a modo loro, che la birra ha qualcosa di sacro che la accompagna da sempre. E la rende speciale, legandola a momenti di gioia, di festa, di condivisione. Non a caso gli antichi dei della birra erano anche dei dell’ospitalità. Come Radigost, venerato nell’Europa centrale, tra Germania, Polonia e Repubblica Ceca, il cui nome significa letteralmente “ospite lieto”. Ed era il protettore delle comunità, degli stranieri, dei viaggiatori, dei commercianti. Che, con le parole di oggi, definiremmo fattori di mobilità, di effervescenza, di scambio.

Ma anche Gambrinus, celeberrimo dio germanico, oltre che grande bevitore e mastro birraio di Carlo Magno, fu il fondatore del porto di Amburgo, il maggior centro di traffici dell’antico mondo germanico e scandinavo e ancora oggi tra i più animati scali mondiali. Oltre che patria dell’Hamburger Bier, rinomatissima in tutta Europa fra il Cinquecento e i Seicento per la sua eccellenza. Lo stesso dicasi per Aegir, il dio del mare dei Vichinghi e di altri popoli nordici, che era famoso per la sua ospitalità, ma anche per la magia dei suoi boccali, che si riempivano da soli. In altre parole, i suoi ospiti non restavano mai a bocca asciutta.

Insomma, da che mondo è mondo, dove c’è birra c’è fermento e dove c’è fermento c’è convivialità. Che è la base stessa della civiltà. Nella storia di Gilgamesh, che è l’Ulisse dell’antico Medio Oriente, l’eroe civilizza Enkidu, un essere selvaggio e asociale, facendogli conoscere la birra. Siamo nel 2600 avanti Cristo. Di fatto, da migliaia di anni questa bevanda è simbolo di armonia e di allegria, di convivenza e di coesistenza. Molto probabilmente la produzione della birra è stata addirittura il fattore che ha determinato il passaggio di noi umani dal nomadismo alla sedentarietà e dalla caccia all’agricoltura. Perché solo stando fermi era possibile coltivare i cereali necessari alla produzione della bevanda. Anche per questo i Romani la chiamavano cervogia, da cui cerveza spagnolo, dal nome di Cerere, dea dei cereali. Come dire che la birra è lo switch della storia umana.

Nel corso dei secoli la birra continua ad essere la bevanda sociale, legata a momenti di esaltazione rituale, ma anche un fattore di benessere quotidiano, di amicizia, di apertura all’altro. È per questo in fondo che viene considerata sacra. Perché bevendola insieme si celebra il legame sociale. Ecco perché, con la modernità, diventa la bevanda democratica, quella dei lavoratori, degli amici, dei compagni che condividono la fatica ma anche il riposo, lo svago, la festa.

Di solito viene considerata in antitesi rispetto al vino. O una sorta di esclusiva del mondo nordico. Ma in realtà il succo dei cereali è da sempre anche una bevanda mediterranea. E proprio il suo legame con grano, orzo, luppolo ne fa un elemento caratterizzante della Dieta Mediterranea.

Ai nostri giorni la birra si conferma un lievito della socialità, dello stare in compagnia, diventando protagonista dei nuovi riti della condivisione. Il brunch, l’aperitivo, la partita in tv.

E anche adesso che il legame sociale è in sofferenza a causa della pandemia, la birra conferma il suo valore conviviale. Nei mesi del lockdown gli italiani, non potendo guardarsi e toccarsi, lo facevano brindando affacciati ai balconi. O bevendo insieme ma in remoto.

In fondo una birretta a qualunque ora ci scrolla di dosso il peso dell’esistenza e ci rinfresca il gusto della vita. Per questo è il credo degli Homer Simpson sparsi per il mondo.

*: testo a cura di Marino Niola, antropologo della contemporaneità, condirettore MedEatResearch, Università degli Studi Suor Orsola Benincasa, Napoli

OSSERVATORIO BIRRA

L’Osservatorio Birra nasce come punto di osservazione sul mondo della birra, con l’obiettivo di analizzare il ruolo e l’impatto della filiera sul panorama economico e culturale italiano. Promosso dalla Fondazione Birra Moretti – Fondazione di partecipazione costituita nel 2015 da HEINEKEN Italia e Partesa al fine di contribuire alla crescita della cultura della birra in Italia – produce analisi, studi e ricerche sul mercato, l’industria, il consumo e il futuro della bevanda più diffusa al mondo.

 Missione 

L’Osservatorio Birra ha lo scopo di diffondere la conoscenza e la cultura della birra attraverso analisi, ricerche, approfondimenti che mettano in evidenza l’apporto economico della sua filiera e l’impatto che la bevanda ha sulla vita culturale e sociale del nostro Paese.

Le ricerche

Dal 2017 l’Osservatorio Birra ha prodotto il Rapporto “La Creazione del valore condiviso della birra in Italia”, analisi giunta nel 2019 alla sua terza edizione che stima e aggiorna annualmente la creazione di valore condiviso che il settore ha generato nel nostro Paese a partire dal 2015, esaminandone gli impatti sul sistema economico nazionale e sui consumatori.

Nel 2017 l’Osservatorio Birra ha prodotto altri due studi: “La Primavera della birra” (aprile 2017), un lavoro basato sull’analisi e la rielaborazione dei dati economici e reputazionali provenienti da fonti ufficiali; “Birra e famiglie, la spina dorsale dei consumi fuori casa in Italia” (novembre 2017), indagine sul settore Ho.Re.Ca. e il valore aggiunto generato dalla vendita di birra. Nel 2018 l’Osservatorio Birra ha presentato a giugno il Rapporto “Dalla birra alle birre”, fotografia di un consumo di birra che nel nostro paese è sempre più curioso e orientato alla ricerca di prodotti differenti per tecnica di produzione, gradazione alcolica o tipologia di fermentazione. Nel 2019 ha offerto, grazie allo studio “Le (insospettabili) professioni della birra” un punto di vista inedito su offre un nuovo punto di vista sulla birra in Italia, scattando una fotografia “insospettabile” di un settore percepito come tradizionale ma in realtà profondamente dinamico e innovativo, che cresce e fa crescere professionalmente le sue persone, offrendo opportunità di fare impresa, nuovi posti di lavoro e stabilità professionale.

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6^ Ricerca: Birra, la filiera vale oltre 9 miliardi di euro

By Osservatorio Birra

La birra crea valore per l’Italia: L’Osservatorio Birra di Fondazione Birra Moretti svela che il valore condiviso generato dalla filiera italiana della birra è cresciuto del 17% (1 miliardo in più), negli ultimi 3 anni.
Questa ricchezza è ricaduta in modo sostanzialmente uniforme sulle fasi di produzione e distribuzione e vendita.
Roma e Milano trendsetter dei consumi domestici, quindi della birra a pasto, con circa il 20% delle vendite nazionali.
La filiera ormai occupa più di 90mila persone e nel 2018 ha “pagato” – tra tasse ed accise – allo Stato 4,3 miliardi di euro.

Il contributo della filiera della birra italiana alla crescita della ricchezza e al benessere del nostro paese – il cosiddetto valore condiviso – è cresciuto negli ultimi 3 anni di oltre 1 miliardo di euro (+17%) passando da 7.834 milioni di euro a 9.169 milioni di euro. “Doppiando” la performance dell’economia italiana nel suo complesso (+7% dal 2015 al 2018). Questa crescita non ha portato ricchezza solo a chi produce la birra. Anzi, ne hanno beneficiato soprattutto le fasi a valle e a monte della filiera… e lo Stato italiano. In percentuale sale soprattutto il valore condiviso relativo alle forniture di materie prime (+55%, da 273,3 a 423,6 milioni di euro). Mentre hanno una crescita in linea con la media della filiera (tra il +13 e il +17%) le fasi della produzione e della distribuzione e vendita, anche se più rilevante in valori assoluti (rispettivamente 1632 milioni e 7.051 milioni di euro). E in 3 anni aumenta del +19,4% il contributo fiscale della filiera della birra, che nel 2018 ha portato alle casse dello Stato ben 4,3 miliardi di euro, mentre le accise sono passate da 609 milioni di euro a 711 milioni (+16,7%).

I dati sono stati diffusi dall’Osservatorio Birra con la presentazione del 3° Rapporto “La creazione di valore condiviso del settore della birra in Italia”, realizzato da Althesys per conto della Fondazione Birra Moretti, fondazione di partecipazione costituita nel 2015 da HEINEKEN Italia e Partesa al fine di contribuire alla crescita della cultura della birra in Italia. Per calcolare il valore condiviso, lo studio ha analizzato tutte le fasi della filiera della birra (approvvigionamento materie prime, produzione, logistica, distribuzione e vendita), considerando gli effetti diretti (valore aggiunto, contribuzione fiscale, occupazione, ecc.) delle attività dell’industria birraria italiana, quelli indiretti e indotti, le ricadute degli investimenti pubblici.

Questa fotografia mette in luce come, guardando la filiera della birra nel suo insieme, le fasi a monte e a valle della produzione hanno un impatto maggiore rispetto alla sola fase di creazione della birra. Se, quindi, in uno scenario ovviamente irrealistico in Italia scomparisse tutto ciò che contribuisce alla produzione, distribuzione e consumo della birra, si creerebbe un “vuoto” in termini di ricchezza generata – per gli agricoltori che coltivano l’orzo, per chi produce il pack e le bottiglie, per chi lavora negli impianti produttivi, per chi la trasporta, immagazzina e vende, dai bar, ai ristoranti ai supermercati – pari allo 0.52% del PIL italiano. Mentre nel paragone con altri comparti del Made in Italy, la ricchezza generata dalla birra rappresenta la metà del valore della produzione di bevande nazionale.

La ricerca si è concentrata sul triennio 2015-2018 perché coincide con il picco della “primavera della birra” e cioè con quel fenomeno gastronomico, culturale e socio-economico connesso alla nuova curiosità degli italiani verso il mondo della birra. Da una parte, convivialità e socialità sono i fattori alla base del piacere di consumare birra, in casa e fuori casa. “Prendiamo una birra insieme” si è ormai affiancato al tradizionale “ne parliamo davanti a un caffè” che fa parte dello stile di vita italiano. Ma pensiamo anche ai luoghi del gusto dove la birra è protagonista, ai corsi amatoriali o professionali per diventare sommelier della birra, alle aperture di microbirrifici, a scaffali dei supermercati sempre più ampi e forniti di birre classiche e speciali. Ogni ambito di questo mondo – materie prime, produzione, logistica, distribuzione – genera ricchezza e occupazione.

IN 3 ANNI 4500 NUOVI POSTI DI LAVORO COLLEGATI ALLA BIRRA. IL SETTORE OCCUPA PIU’ DI 90MILA PERSONE.
In termini di occupazione, la birra permette a quasi 100.000 famiglie di avere una fonte di reddito, assicurando lavoro a 92.190 dipendenti distribuiti proporzionalmente lungo l’intera filiera, distribuendo salari lordi di oltre 2,5 miliardi di euro (2.525 milioni di euro). In 3 anni la filiera della birra è stata in grado di offrire ben 4.500 posti di lavoro in più (il numero di dipendenti nel 2015 era infatti di 87.668). In particolare, nel 2018 per ogni addetto alla produzione della birra, il settore è riuscito ad assicurare ben 29,3 occupati complessivi a livello di filiera.

DALLE AZIENDE INVESTIMENTI E KNOW HOW PER ALIMENTARE IL TREND BIRRA. E HEINEKEN ITALIA PUNTA SUI MARCHI LOCALI.
Il contributo delle aziende birrarie a questo percorso di valorizzazione della birra e della sua cultura è fondamentale e si declina tra innovazione, alta formazione, diversificazione dei gusti e dell’offerta. In 3 anni, i grandi gruppi hanno avuto la possibilità di investire e i piccoli imprenditori di crescere ulteriormente e ampliare la propria capacità distributiva. Gettando così le basi perché la “Primavera della Birra” possa diventare una stagione più matura.
HEINEKEN, presente nel nostro Paese dal 1974, ha portato ricchezza e occupazione puntando sulla valorizzazione di birre locali che hanno una tradizione e un posto speciale nel cuore delle persone. Portando cioè nel bicchiere di birra un universo valoriale fatto di territori, persone, tradizioni locali. La conferma arriva da Søren Hagh, Amministratore Delegato di HEINEKEN Italia: “Da qualche anno c’è un nuovo modo di bere birra in Italia. Il consumatore italiano cerca sempre più birre che hanno una storia da raccontare, un’esperienza in cui possano riconoscersi. HEINEKEN Italia ha interpretato questa istanza fornendo un respiro nazionale o perfino internazionale a brand che avevano un vissuto soprattutto regionale. È una filosofia imprenditoriale, un percorso che abbiamo cominciato con Birra Moretti, passando per Ichnusa fino alla novità di quest’anno Birra Messina, un marchio fino a poco tempo fa quasi sconosciuto dagli italiani ma vero e proprio orgoglio per la Sicilia.

ROMA E MILANO TRENDSETTER DELLA BIRRA, RAPPRESENTANO ROMA E MILANO TRENDSETTER DELLA BIRRA, RAPPRESENTANO CIRCA IL 20% DEI CONSUMI DOMESTICI NAZIONALI
A proposito di consumi domestici, l’Osservatorio Birra 2019 mostra per la prima volta quanto la birra sia “di casa” nei due poli di riferimento per imprenditoria e turismo, approfondendo per la prima volta il ruolo di Roma e Milano come centri nevralgici della “Primavera della birra”. Le due città termometro delle tendenze del Paese rappresentano, assieme alla loro provincia, quasi il 20% delle vendite totali di birra nel canale moderno (Super + Iper), che nel 2018 ha toccato un valore condiviso di 1.347 milioni di Euro.

Nel dettaglio (dati IRI 2018), Roma rappresenta i tre quarti, a volume e valore, della birra venduta nel Lazio, con una crescita del +25% rispetto al 2015. Gli oltre 500mila ettolitri di birra venduta in iper e supermercati nel Lazio, rappresentano il 9% del totale nazionale in questo canale. Per un valore di quasi 100 milioni di euro (98,8 mln), lo 0,1% del PIL regionale. Mentre la provincia di Milano copre quasi la metà (47%) della birra venduta nei supermercati e ipermercati della Lombardia (+12% rispetto al 2015). Rappresenta, in valori assoluti, la prima città d’Italia in questa speciale classifica, forte anche della presenza di importanti aziende birrarie e del maggior numero di birrifici artigianali del paese (137).

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L’Osservatorio Birra nasce come punto di osservazione sul mondo della birra, con l’obiettivo di analizzare il ruolo e l’impatto della filiera sul panorama economico e culturale italiano. Promosso dalla Fondazione Birra Moretti, produce analisi, studi e ricerche sul mercato, l’industria, il consumo e il futuro della bevanda più diffusa al mondo.

La Fondazione Birra Moretti, costituita nel 2015 da HEINEKEN Italia e Partesa, opera senza fine di lucro e ha lo scopo di migliorare la conoscenza della birra in Italia, diffondendone la cultura e abbinamenti gastronomici, coerenti con lo stile alimentare italiano e con un consumo di birra intelligente e moderato. La Fondazione Birra Moretti è una Fondazione di Partecipazione. Porta avanti il suo lavoro con il contributo di operatori del settore, sommelier, ristoratori, chef e di quanti condividono la passione per la birra o nutrono interesse per le opportunità che essa può offrire per sostenere la crescita e il benessere del Paese, e decideranno di diventarne sostenitori.

Althesys Strategic Consultants è una società professionale indipendente specializzata nella consulenza strategica e nello sviluppo di conoscenze. Guidata dal professor Alessandro Marangoni, è attiva nelle aree dell’analisi strategica, della ricerca economico-finanziaria e della sostenibilità. Ha una profonda conoscenza dei settori ambientali, energetici, delle public utilities e agro-alimentari. I think tank IREX nel settore dell’energia, Top Utility nel comparto delle public utility e WAS in quello della gestione ambientale e del riciclo sono punti di riferimento e occasioni di confronto per gli operatori dei rispettivi settori. Althesys realizza studi e ricerche a livello nazionale e internazionale per conto di primarie imprese e istituzioni.

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Fondazione Birra Moretti
Presidente: Alfredo Pratolongo – @AAPratolongo
Direttore: Paolo Merlin
Savino Dicorato

5^ Ricerca: Le (insospettabili) professioni della birra

By Osservatorio Birra

BIRRA: IN DUE ANNI 4.400 POSTI DI LAVORO IN PIÙ, 6 ASSUNZIONI AL GIORNO
ECCO COME TRASFORMARE LA PASSIONE PER LA BIRRA IN MESTIERE

+5% in 24 mesi gli addetti della industry. Una ricerca dell’Osservatorio Birra rivela che il settore della birra offre opportunità uniche all’imprenditorialità (più di 870 birrifici nel Paese) e sostiene l’economia familiare, offrendo 2,47 miliardi di euro di stipendi.
Lavorare nella birra, una promessa di stabilità (il 50% dei dipendenti ha più di 10 anni di anzianità) che piace ai giovani. Formazione, leva strategica per il successo, l’85% aziende filiera ne avverte il bisogno. In Italia ancora poche opportunità, ma arriva l’Università della Birra di HEINEKEN.

In un paese che stenta a garantire la creazione di nuovi posti di lavoro, l’industria della birra va in controtendenza: dal 2015 al 2017 gli occupati sono aumentati di 4.400 unità (+5%)(1). Più del doppio rispetto all’andamento medio nazionale (nello stesso arco di tempo, in Italia, l’occupazione è cresciuta, dati ISTAT, di circa il +2%). Ogni giorno, dunque, nel settore della birra trovano lavoro almeno 6 persone. Cultura di prodotto, formazione e specializzazione: ecco i segreti per trasformare la passione della birra in mestiere.

Una ricerca dell’Osservatorio Birra, diffusa in occasione dell’appuntamento HEINEKEN Incontra, offre un nuovo punto di vista sulla birra in Italia, scattando una fotografia “insospettabile” di un settore percepito come tradizionale ma in realtà profondamente dinamico e innovativo, che cresce e fa crescere professionalmente le sue persone, offrendo opportunità di fare impresa, nuovi posti di lavoro e stabilità professionale.

Lo studio “Le (insospettabili) professioni della birra” è stato realizzato da Althesys per conto della Fondazione Birra Moretti, Fondazione di partecipazione costituita nel 2015 da HEINEKEN Italia e Partesa al fine di contribuire alla crescita della cultura della birra in Italia. Il campione intervistato rappresenta quasi 7mila dipendenti di aziende distribuite lungo tutta la catena del valore: produttori di birra, operatori della fornitura di materie prime e di packaging, della logistica, della distribuzione all’ingrosso e al dettaglio e del mercato della ristorazione e bar, ad offrire una prospettiva unica e dall’interno di questo settore.

IL 50% DEI DIPENDENTI ASSUNTI DA PIÙ DI 10 ANNI NEL SETTORE

Il prima dato interessante che emerge nella sezione specifica dello studio che dà voce ai vari attori della filiera è che grazie alla solidità strutturale del comparto e a un trend di crescita costante negli ultimi anni il settore è sempre più attrattivo, soprattutto per i giovani, che riconoscono nella industry della birra un’opportunità professionale reale e concreta.
Una prima conferma arriva dall’anzianità dei dipendenti: in un mondo del lavoro fatto di carriere discontinue e di lavoro a tempo determinato, il 50% delle persone sono assunte da più di 10 anni. E un altro 33% è in azienda da almeno 5 anni. Inoltre, dei 3,49 miliardi di euro di valore aggiunto creato dal comparto, il 71% (2,47 miliardi di euro) viene destinato alla remunerazione lorda dei lavoratori, sostenendo così l’economia familiare.

QUALI COMPETENZE APRONO LE PORTE DELLA FILIERA DELLA BIRRA?

Se questa bevanda si fa con acqua, luppolo, lievito e cereali, si potrebbe pensare, e molti lo fanno, che la qualità sia alla portata di tutti. Ma la realtà è ben diversa. Interrogati su questo tema caldo, secondo i protagonisti della filiera per trovare lavoro nella birra bisogna, prima di tutto, conoscere bene il prodotto (18%) e la industry (5%). Molto richieste anche qualità manageriali (11%) – e da imprenditore (8%) – e di formazione del personale (14%), a conferma di un settore spesso giovane e dinamico, che ha visto nascere molte nuove imprese e modi di interpretazione la distribuzione e vendita del prodotto. Non a caso tra le altre parole d’ordine troviamo specializzazione (9%) e learning agility (8%).

LE (INSOSPETTABILI) FIGURE PROFESSIONALI PIÙ RICHIESTE DALLA FILIERA DELLA BIRRA

A riprova della modernità e complessità di un settore percepito, in maniera erronea, come vecchio e tradizionale, la ricerca Althesys/Fondazione Birra Moretti ha identificato i profili, spesso altamente specializzati o innovativi, più strategici e ricercati della filiera della birra. Emerge un caleidoscopio di professionalità che parte da materie prime, progettazione e realizzazione del prodotto birra, ad ambiti legati a vendita e promozione, fino a figure professionali ancora più insospettabili o specchio dei tempi. Ecco 15 profili, spesso altamente specializzati, tra i più richiesti:

  • Mastro birraio
  • Tecnologo alimentare (della birra)
  • Ingegnere chimico alimentare
  • Responsabile laboratorio e controllo qualità
  • Responsabile sicurezza
  • Coordinatore sostenibilità
  • Automation specialist
  • Digital innovation manager
  • Commerce specialist
  • Tecnico grafico
  • Brand ambassador
  • Beer specialist
  • Spillatore
  • Barman
  • Sommelier della birra

I 3 MACRO TREND CHE IMPATTERANNO SUI PROFILI RICHIESTI DAL SETTORE NEI PROSSIMI ANNI

Sono 3 i macro trend attesi (a 2-5 anni) che avranno un impatto diretto – secondo gli attori della filiera – sulla richiesta dei profili professionali: il 41% degli intervistati ha posto l’accento sulla sostenibilità, intesa come attenzione alla sostenibilità ambientale (16%), ideazione pack sostenibili (13%), implementazione materie prime locali (7%), gestione dei rifiuti e degli scarti (5%). Per un altro 32% lo sviluppo di nuovi gusti e segmenti nel mercato, come le birre speciali (14%), quelle artigianali (10%) e il trend healthy (8%). E completa il quadro di una filiera in fase di evoluzione strutturale quel 18% che guarda all’innovazione digitale, citando innovazione (10%), digitalizzazione (5%), e-commerce (3%).

FORMAZIONE, LEVA STRATEGICA PER IL SUCCESSO PER 8 AZIENDE SU 10

La ricerca realizzata da Althesys mette a fuoco un altro aspetto fondamentale per comprendere il settore della birra. L’85% delle imprese della filiera avverte l’esigenza di investire in formazione. E non potrebbe essere altrimenti in un comparto che vive d’innovazione e di specializzazione, e che sta cambiando velocemente, assecondando la crescita di cultura di prodotto da parte degli italiani. Si va da 6 a 20 ore annue di formazione per dipendente, a seconda delle dimensioni aziendali, con punte massime nelle medie imprese.

FORMAZIONE: IN ITALIA POCHE OPPORTUNITÀ, MA ARRIVA L’UNIVERSITÀ DELLA BIRRA DI HEINEKEN

L’offerta universitaria italiana si limita a pochi corsi della Laurea in Scienze e Tecnologie Alimentari, mentre all’estero ci sono invece molte Università e istituti tecnici che offrono percorsi di laurea, sia triennale che specialistica, focalizzati sul settore, oltre a numerosi corsi professionalizzanti che toccano aspetti più manageriali del business e quelli legati alla valorizzazione del prodotto finale. Per colmare questo gap di specializzazione, tra domanda e offerta di lavoro, è nata l’Università della Birra a Milano, voluta da HEINEKEN Italia, che si propone con lo slogan “imparare sul campo” e si presenta come un approfondimento teorico e pratico sui fondamentali del mondo della birra, dalle materie prime alle dinamiche di mercato, dedicato ai professionisti del settore Ho.Re.Ca e Modern Trade. Si tratta di uno stimolo a pensare e creare delle formule di collaborazione tra pubblico e privato (aziende e università) per affrontare in una logica di sistema un tema cruciale per il futuro del comparto.

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L’Osservatorio Birra nasce come punto di osservazione sul mondo della birra, con l’obiettivo di analizzare il ruolo e l’impatto della filiera sul panorama economico e culturale italiano. Promosso dalla Fondazione Birra Moretti, produce analisi, studi e ricerche sul mercato, l’industria, il consumo e il futuro della bevanda più diffusa al mondo.

La Fondazione Birra Moretti, costituita nel 2015 da HEINEKEN Italia e Partesa, opera senza fine di lucro e ha lo scopo di migliorare la conoscenza della birra in Italia, diffondendone la cultura e abbinamenti gastronomici, coerenti con lo stile alimentare italiano e con un consumo di birra intelligente e moderato. La Fondazione Birra Moretti è una Fondazione di Partecipazione. Porta avanti il suo lavoro con il contributo di operatori del settore, sommelier, ristoratori, chef e di quanti condividono la passione per la birra o nutrono interesse per le opportunità che essa può offrire per sostenere la crescita e il benessere del Paese, e decideranno di diventarne sostenitori.

Althesys Strategic Consultants è una società professionale indipendente specializzata nella consulenza strategica e nello sviluppo di conoscenze. Guidata dal professor Alessandro Marangoni, è attiva nelle aree dell’analisi strategica, della ricerca economico-finanziaria e della sostenibilità. Ha una profonda conoscenza dei settori ambientali, energetici, delle public utilities e agro-alimentari. I think tank IREX nel settore dell’energia, Top Utility nel comparto delle public utility e WAS in quello della gestione ambientale e del riciclo sono punti di riferimento e occasioni di confronto per gli operatori dei rispettivi settori. Althesys realizza studi e ricerche a livello nazionale e internazionale per conto di primarie imprese e istituzioni.

Per informazioni:
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INC – Istituto Nazionale per la Comunicazione
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LA BIRRA CHE CREA LAVORO: HIGHLIGHTS

  • LA FILIERA DELLA BIRRA IN 2 ANNI HA DATO LAVORO A 4.400 PERSONE (+5%,), PIU’ DI 6 AL GIORNO
  • IL SETTORE, NEL SUO COMPLESSO, GARANTISCE 2,47 MILIARDI DI EURO DI STIPENDI
  • … E UN IMPIEGO SOLIDO: IL 50% DEI DIPENDENTI HA PIU’ DI 10 ANNI DI ANZIANITÀ
  • LE POSIZIONI PIU’ RICERCATE IN ITALIA SONO TUTTE AD ALTO TASSO DI SPECILIZZAZIONE: MANUTENTORE IMPIANTI, TECNICO/RESPONSABILE DI PRODUZIONE, SUPPORTO LOGISTICO SPECIALIZZATO, ANALISTA DI MERCATO, VENDITORE SPECIALIZZATO, MARKETING E COMUNICAZIONE, BRAND AMBASSADOR, BARMAN/SPILLATORE/SOMMELIER
  • UN TERZO DEL RECLUTAMENTO (32%) AVVIENE ON LINE.
  • L’AREE GEOGRAFICHE CON PIU’ POSIZIONI APERTE È IL NORD ITALIA (LOMBARDIA, VENETO, FRIULI, PIEMONTE, LIGURIA, EMILIA ROMAGNA E TRENTINO).
  • PER TROVARE LAVORO NEI PROSSIMI ANNI BISOGNERÀ CONOSCERE BENE IL PRODOTTO (18%) E LA INDUSTRY (5%). MOLTO RICHIESTE QUALITA’ MANAGERIALI (11%) – E DA IMPRENDITORE (8%) – E DOTI DI FORMAZIONE DEL PERSONALE (14%). E SKILL COME SPECIALIZZAZIONE (8%) E LEARNING AGILITY (8%).
  • L’85% DELLE AZIENDE INVESTE IN FORMAZIONE MA L’OFFERTA FORMATIVA NEL NOSTRO PAESE NON È ANCORA ALL’ALTEZZA DELLA RICHIESTA, POCHI CORSI, SOPRATTUTTO RELATIVI ALLE TECNICHE DI PRODUZIONE DELLA BIRRA (COMPETENZE GESTIONALI E DI VENDITA POCO TRATTATE).
  • L’UNIVERSITÀ DELLA BIRRA DI MILANO, VOLUTA DA HEINEKEN, SI PRESENTA INVECE COME UN ESEMPIO INNOVATIVO DI FORMAZIONE A 360 GRADI PER I PROFESSIONISTI UN SETTORE FORTEMENTE INNOVATIVO. È UNO STIMOLO A PENSARE E CREARE DELLE FORMULE DI COLLABORAZIONE PUBBLICO E PRIVATO (AZIENDE E UNIVERSITÀ) PER AFFRONTARE IN UNA LOGICA DI SISTEMA UN TEMA CRUCIALE PER IL FUTURO DEL COMPARTO.

Focus
OLTRE IL MASTRO BIRRAIO: 5 (INSOSPETTABILI) FIGURE PROFESSIONALI
RICHIESTE DALLA FILIERA DELLA BIRRA

Secondo una ricerca dell’Osservatorio Birra di Fondazione Birra Moretti, ogni giorno nel settore della birra trovano lavoro (stabile) almeno 6 persone. Con profili e competenze professionali che non sono quelle che immaginiamo. A riprova della modernità e complessità di un settore percepito, in maniera erronea, come vecchio e tradizionale, ecco 5 profili, spesso altamente specializzati, attivi lungo la filiera della birra:

TECNOLOGO DELLA BIRRA
È una sorta di mastro birraio 4.0. che si occupa dell’elaborazione delle ricette e della produzione della birra. Unisce le competenze tipiche di un ingegnere chimico con quelle di un tecnologo alimentare. Il tecnologo della birra deve, infatti, conoscere le materie prime, le tecnologie di trasformazione e i fattori che condizionano la qualità dei prodotti finiti, così come i fenomeni biochimici e tecnologici coinvolti nella filiera produttiva. Il suo compito è assicurare la qualità costante nel tempo dei processi produttivi e del prodotto finito. Per questo raccoglie e interpreta dati analitici per evidenziare eventuali anomalie e scartamenti rispetto agli standard qualitativi del birrificio e definisce gli interventi correttivi e migliorativi necessari. Oltre alle conoscenze tecniche, oggi gli vengono richieste anche competenze manageriali, flessibilità e problem solving, dovendo tenere conto delle diverse variabili che influenzano la fase produttiva (materie prime, materiali di confezionamento, etc), inclusi eventuali interventi sui fabbisogni formativi del personale del birrificio, con l’obiettivo di ripristinare o migliorare il corretto livello di conoscenza e skills. Secondo le imprese, «le Università non sono ancora attrezzate per un corso di laurea che combini questo tipo di competenze» e la soluzione adottata dalle grandi aziende per formare questo ruolo è unire alle skills esperienza e formazione con buddy.

COMMERCE SPECIALIST
Il ruolo del commerciale nelle grandi imprese della birra si è evoluto rispetto al passato, divenendo sempre più dinamico e rivestendo un ruolo chiave per le imprese. Oggi le imprese ricercano persone con competenze variegate, dal possesso di una laurea in materie economiche o scienze politiche e soft skill «che permettano di creare delle vere e proprie partnership con il cliente». Vengono richiesti «spirito imprenditoriale, conoscenza approfondita del prodotto e del modello di business del canale in cui operano (HoReCA o Modern Trade), visione a lungo termine, learning agility, proattività». Il Commerce Specialist deve essere dinamico e propenso a cambiare zona di competenza. È quindi «fondamentale la predisposizione alla mobilità regionale, nazionale e internazionale». I commerciali devono, infine, avere capacità di lettura dei dati (Data Scientist) e creatività nell’applicare le informazioni a disposizione alla realtà, per affrontare l’apertura del settore al mondo digitale e all’e-commerce (perlopiù B2B).

BRAND AMBASSADOR
Il suo è un ruolo nato negli ultimi anni, che si colloca in una fase di pre-vendita. È una sorta di “trait d’union”, un ibrido tra un tecnico della birra e un venditore. Da un punto di vista tecnico, il Brand Ambassador conosce la birra, sa come si produce e come degustarla, ne riconosce stili e tipologie. Allo stesso tempo, come commerciale, deve saper presentare e vendere il prodotto sia al cliente diretto (punto di consumo) che a quelli indiretti (distributori ed altri venditori), ai quale può anche fornire servizi di learning e formazione. È in sostanza un ambasciatore dell’azienda e del marchio, che conosce profondamente la filiera e si propone come business partner dei clienti, riconoscendo quali di essi siano in grado di vendere e rappresentare il prodotto al meglio.

BEER SPECIALIST
Il Beer Specialist è una figura di supporto alla forza vendita delle imprese della distribuzione attualmente molto ricercata nel mercato. Dal punto di vista operativo, la figura è un mix tra un commerciale di alto profilo ed un tecnico, che si occupa dell’attività di vendita e consulenza ai punti di consumo e fornisce supporto specifico alla forza vendita dei distributori sul territorio. Deve possedere una conoscenza approfondita delle proprietà organolettiche della birra/delle birre, del mercato di riferimento, dei diversi processi produttivi, degli impianti spina e dei diversi metodi di spillatura. Tra le skill principali che le imprese richiedono per questo ruolo vi sono, quindi, capacità di negoziazione, imprenditorialità ed empatia, approfondita conoscenza dei prodotti, incusi quelli della concorrenza, capacità di lettura dei dati e conoscenza della tipologia e dinamica dei nuovi trend di consumo.

SOMMELIER DELLA BIRRA
Da 5-10 anni la birra è una componente formativa imprescindibile per la figura responsabile di tutte le bevande e spiriti. Di conseguenza, deve avere una «profonda conoscenza del settore, della storia delle bevande e delle diverse tecniche di produzione». Il Sommelier è una figura professionale a tutto tondo, che abbini le capacità tecniche di degustazione a know-how operativo, «dalla conservazione dei prodotti e temperatura per il servizio, alla capacità di proporre al cliente la birra più adatta al menu o ai piatti scelti, argomentando il perché e spiegando sia le caratteristiche della birra che quelle dei piatti». A queste conoscenze tecniche si affiancano quelle gestionali. Al Sommelier si concede spesso autonomia esecutiva e gli si affida la mansione amministrativa della cantina, richiedendogli «sensibilità alle richieste e alle novità presenti sul mercato». Per questo ha competenza nella stesura e preparazione della carta dei vini e delle birre e collabora nella selezione e acquisto dei prodotti. Deve quindi saper «economizzare gli stock e gli ordini» e possedere abilità commerciali nella vendita delle bevande. Con un elemento di criticità superiore nel caso della birra, bevanda che in genere va consumata “giovane” e deve essere acquistata in modo oculato per evitare sprechi.

(1) Fonte: “La creazione di valore condiviso del settore della birra in Italia”, Osservatorio Birra novembre 2018, su dati 2017.